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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Recensioni di Aldo Viganò
Le invasioni barbariche
C’era una volta un mondo fatto di interessi culturali e di materialistico attaccamento ai piaceri della vita: il cibo, il sesso, anche solo il trascorrere una serata in compagnia degli amici. C’è oggi un mondo fatto di efficienza professionale, di capacità di affrontare e di risolvere i problemi senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni personali, ma anche per questo lasciato in balia delle “invasioni barbariche” rappresentate dall’ondata di ritorno dell’integralismo etico e religioso.
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Rivincita di Natale
In diciassette anni, quanti separano Rivincita di Natale da Regalo di Natale, tante cose sono cambiate in Italia; anche a Bologna e nel cinema di Pupi Avati. Tutto sembra essersi un po’ incarognito, involgarito, spinto sempre più verso un’esistenza incapace di vivere eticamente il presente e di sognare il futuro.
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Dogville
Il motivo per cui Lars von Trier riesce ancora una volta a dividere gli spettatori tra favorevoli e contrari nasce dal fatto che Dogville, come tutti i suoi film, esibisce un idea estetica, figurativa o narrativa (a volte tutte insieme) molto forte, per cui si tende soprattutto a fermarsi a questa, parlandone pro o contro, invece che indagare l’oggettività dei risultati.
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La maledizione della prima Luna
Un produttore (Jerry Bruckheim) che predilige gli spettacoli “grandi”, anche grossolani (Armageddon e Pearl Harbor), e una casa produttrice (la Walt Disney) sempre disposta a edulcorare i generi cinematografici nella melassa del conformismo pedagogico: se si aggiunge la presenza di un protagonista (Johnny Depp) portato sovente a compiacersi della propria immagine sullo schermo più che a far vivere il personaggio affidatogli, le premesse non erano certo tra le più promettenti.
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Monsieur Ibrahin e i fiori del Corano
Più che il regista François Depeyron, onesto cinquantenne del cinema francese con all’attivo una dozzina di film che difficilmente hanno varcato le Alpi, quelli che contano qui sono il soggettista-sceneggiatore Eric-Emmanuel Schmitt e il protagonista Omar Sharif. È infatti per amore del personaggio offertogli da Schmitt che Sharif ha deciso di ritornare sul grande schermo dopo molti anni d’assenza, confermandosi attore dalle limitate qualità, ma dalla sicura presenza cinematografica; ed è per merito soprattutto di Schmitt che il film garantisce un immediato “feeling” emotivo e culturale con un pubblico “perbene” (qualcuno preferisce dire “politicaly correct”).
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Femme fatale
Brian De Palma ha scelto di girare in Europa – stella polare dei suoi primi amori cinematografici e luogo di residenza dei suoi fans più convinti – il film più estremo e personale di una lunga carriera sovente caratterizzata più dal virtuosismo che dall’ispirazione.
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Debito di sangue
Chi ha detto che il cinema moderno deve essere caratterizzato dalla frantumazione dell’azione nel frenetico intrecciarsi delle inquadrature e delle angolazioni? Debito di sangue è la dimostrazione che ancora oggi si può fare un film di forte presa spettacolare articolando una sequenza secondo riprese ad altezza d’uomo, funzionali movimenti della cinepresa e in immagini che trascorrono le une nelle altre secondo i principi logico-razionali del montaggio “invisibile”.
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Il signore degli anelli: la compagnia dell’anello
Più di venti anni fa, ci aveva già provato Ralph Bakshi con un film che mescolava il cartone animato con le riprese dal vivo, ma le ambizioni di Peter Jackson sono molto più grandi: portare sul grande schermo l’intera saga d’ambientazione medievale ideata da Tolkien, mettendo contemporaneamente in cantiere tre kolossal realizzati ai margini delle potenti majors hollywoodiane e destinati a uscire uno all’anno da qui al 2003.
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