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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Recensioni di Aldo Viganò
Le nevi del Kilimangiaro – Classe operaia e rivoluzione etica
È tornata la classe operaia, ma nell’età della globalizzazione la sua missione storica è radicalmente cambiata. Licenziato per estrazione a sorte, da lui stesso voluta, Michel, sindacalista di un cantiere navale della Costa Azzurra, si trova improvvisamente a fare i conti con la sua nuova vita da cassaintegrato in attesa di pensione.
Nulla di traumatico, in fin dei conti: dopo una vita di lavoro, Michel ha davanti a sé
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Miracolo a Le Havre – Realismo poetico secondo Kaurismaki
Il rapporto con la città francese eletta a fare da contenitore scenografico dall’ultimo film di Aki Kaurismaki è diametralmente opposto a quello che l’ultimo Woody Allen instaura con la “sua” Parigi. Nei fotogrammi di Miracolo a Le Havre non c’è mai nulla d’illustrativo o di turistico e le immagini di quella città restituiscono solo qualcosa di squisitamente cinematografico.
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Midnight in Paris – Cartoline da Parigi firmate Woody Allen
Al ritmo di una all’anno, Woody Allen continua a mandare sugli schermi internazionali le sue cartoline, avvolte in tonalità narrative dal tono gentile e accomodante, che garantiscono, a chi è stato disposto ad accettarne l’eleganza patinata e l’assunto culturale radical-chic, di uscire dal cinema rasserenato, nello spirito e nella mente. Questa volta le cartoline arrivano da Parigi e l’apologo racconta di come gli esseri umani sensibili
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A Dangerous Method – Il fascino sottile dell’oralità
Sono pochi i registi che come David Cronenberg sanno tradurre in immagini concrete i concetti astratti. Eppure, sin dai tempi di Eisenstein è questa una delle ambizioni più alte del cinema. Cronenberg lo faceva già nei suoi horror giovanili (da Il demone sotto la pelle a Scanners), lo ricercava in modo linguisticamente provocatorio nei film più dichiaratamente sperimentali (basti citare Crash o eXistenZ) e dimostra oggi di perseguirlo con lucida
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Carnage – Sotto la cenere del perbenismo
La sfida di Polanski è dichiarata: fare del cinema in una stanza, muovendo da un testo teatrale sovrabbondante di parole, che rispetta le regole aristoteliche dell’unità di tempo, di luogo e d’azione. Due coppie s’incontrano in un monolocale perché devono risolvere una spinosa questione pedagogica, avendo il figlio di una di loro colpito al volto con un bastone quello dell’altra, rompendogli alcuni denti. Sono quattro persone dai modi educati e civili.
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Melancholia – Umor nero e apocalisse
Due sorelle di fronte alla fine del mondo. È da questa angolazione catastrofica che Lars von Trier costruisce il suo film più intimo e autobiografico. “Justine c’est moi”, urla a gran voce l’eccentrico regista danese per tutta la prima parte di Melancholia, ma poi volta pagina e, rovesciando la prospettiva, non esita a identificarsi con la fragile razionalità di Claire. Lars von Trier condivide con Justine (Kristen Dunst) le contraddizioni comportamentali
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Contagion – Il male e la colpa
Di ritorno da un viaggio nell’Estremo Oriente, Gwyneth Paltrow trascorre poche ore a Chicago in intimità con il suo ex-fidanzato, e poi torna in famiglia dove l’attendono il figlio e il marito Matt Damon. Il giorno dopo, l’adultera ha forti sintomi di malessere e in poche ore, quella che sembrava essere una semplice influenza, degenera sino alla morte. Anche suo figlio compie lo stesso tragitto letale, e casi simili iniziano a moltiplicarsi in tutto il mondo.
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Ruggine – Memoria ed emarginazione
Quarantacinque anni, negli ultimi dieci dei quali ha girato quattro lungometraggi a soggetto (prima di Ruggine, I nostri anni, Nemmeno il destino e Pietro) e un documentario (Rata neci biti), Daniele Gaglianone è un torinese d’adozione che insegna Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione al Politecnico e un regista che persegue testardamente un’idea di cinema essenzialmente figurativo, ma non calligrafico, sotteso da una forte tensione
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