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COME NASCE FILMDOC
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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Recensioni
IL CLUB di Pablo Larraín
di Juri Saitta.
Il cileno Pablo Larraín è un regista allo stesso tempo poliedrico e riconoscibile. Poliedrico perché nel corso della sua filmografia ha realizzato opere tra loro diverse sul piano formale, passando dal barocchismo di Fuga all’estremo rigore di Post Mortem, dalla regia volutamente “sporca” di Tony Manero alla controllatissima serie tv action Profugos, fino al racconto scorrevole e all’ “americana” di No – I giorni dell’arcobaleno. (altro…)
THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino
di Aldo Viganò.
Per avere una pur pallida idea dell’uso del cinema che Quentin Tarantino fa nella splendida profondità di campo di The Hateful Eight (il film è stato girato a 70mm), conviene riportarsi alla memoria il prologo di Bastardi senza gloria o anche la scena di Django Unchained in cui Di Caprio uccide Christopher Waltz, mescolando magari il tutto con le sequenze della tortura nella cantina di Pulp Fiction o con quella della sparatoria finale di Le iene, ma anche con la chiacchierata iniziale tra i protagonisti di Jackie Brown. (altro…)
IL PONTE DELLE SPIE di Steven Spielberg
di Aldo Viganò
Alla fine di Salvate il soldato Ryan, il capitano Miller (Tom Hanks) – prima di morire sul ponte dell’ultima battaglia – sussurra al soldato James Ryan (Matt Damon): “Meritatelo!” (tutto questo che abbiamo fatto per te); e nell’epilogo del film – tra le bianche croci dei militari americani morti in Normandia – un Damon vistosamente invecchiato dal trucco chiede alla moglie che lo ha accompagnato sulla tomba di Hanks: “Dimmi che ho condotto una buona vita! Dimmi che sono stato un brav’uomo!”. (altro…)
“Suburra” di Stefano Sollima
di Aldo Viganò.
Tra i cinefili si sussurra da qualche anno (e i più giovani di loro lo affermano già ad alta voce), che il vero cinema lo si trova oggi soprattutto nei “serial” televisivi. E quanto si diceva sinora guardando soprattutto agli States sta ormai assumendo valore anche in Italia, grazie in primo luogo a Stefano Sollima (il cinquantenne figlio di Sergio), che sta portando al cinema l’esperienza maturata come regista dei serial tratti da film altrui, quali Romanzo criminale o Gomorra.
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PRIME VISIONI – “A Napoli non piove mai” di Sergio Assisi
di Alberto Castellano.
Un altro attore che passa dietro la macchina da presa, un altro comico napoletano alla ricerca del Troisi “perduto”, un’altra commedia ambientata a Napoli. (altro…)
“Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio
di Aldo Viganò.
A Bobbio, dove Marco Bellocchio organizza ogni anno un suo festival cinematografico, c’è uno storico e ormai fatiscente carcere mandamentale, operativo nel contesto architettonico del medievale Monastero di San Colombano, dove le celle delle suore furono adattate a luoghi di prigionia nel Settecento e tali rimasero sino al 1972, quando il carcere fu chiuso definitivamente. (altro…)
“The Salvation” di Kristian Levring
di Aldo Viganò.
Considerato tradizionalmente il più classico dei generi cinematografici, il western è diventato negli ultimi cinquant’anni uno dei territori prediletti della sperimentazione linguistica e drammaturgica: un archetipo cinematografico nel territorio del quale compete soprattutto alla forma dare senso e sostanza al contenuto narrativo. (altro…)
The Search di Michel Hazanavicious: narrazione e ideologia
di Renato Venturelli.
A Cannes, l’ultimo film di Michel Hazanavicius è stato unanimemente massacrato, riunendo in un unico schieramento 1) chi è rimasto deluso perché aveva amato “The Artist”, 2) chi ha da sempre considerato sopravvalutati sia “The Artist” che il suo regista, 3) chi semplicemente trova “The Search” un brutto film. E tuttavia, nonostante l’ineccepibile bocciatura, c’è forse un motivo per tornarci sopra.