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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Recensioni
“10 regole per fare innamorare” di Cristiano Bortone
Il fenomeno Willwoosh
“Willwoosh, chi era costui?” Per almeno 232.000 persone questa domanda ha una risposta facilissima. Willwoosh è il nickname che Guglielmo Scilla – romano, 24 anni con un curriculum cinematografico non proprio fulgido a base di un paio di fugaci apparizioni in commedie stile cinepanettone e un lungo avvenire dietro le spalle di cui diciamo tra breve
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“Cesare deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani
Quante buone ragioni ci sono per affrontare il complesso e densissimo “Cesare deve morire”, preferendolo ai numerosi titoli facili che affollano le sale di questo fine settimana? Tanto per cominciare il fatto che con questo prodotto ibrido a metà tra il documentario e il film tradizionale i fratelli Taviani hanno trionfato alla 62esima edizione del festival di Berlino, regalando al cinema italiano un successo che mancava dal lontano 1991.
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War Horse – Melodramma equino
Tra le molte virtù del regista e produttore Steven Spielberg c’è anche quella di saper tradurre la convenzionalità tematica in opere autoriali, la favola dal sapore infantile in metafora della vita e in riflessione personale sul linguaggio cinematografico. E War Horse non fa eccezione. Anzi, il suo ultimo film sembra quasi voler portare sino alle estreme conseguenze questa tendenza
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Posti in piedi in Paradiso – Carlo Verdone
Uomini sull’orlo di una crisi di nervi. Comunque senza casa e senza più famiglia. Tre esemplari dell’epoca della crisi. Il nuovo film di Carlo Verdone, “Posti in piedi in Paradiso”, continua a pedinare gli italiani, a guardarli in faccia e ad esprimere una sua eterodossa diagnosi. Lo scricchiolio dei sentimenti e della vita quotidiana va oltre i tic, le manie, le fobie e le cialtronerie. E’ strutturale.
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“A simple life” di Ann Hui
Ci sono due personaggi che vivono – davvero: vivono, li sentiamo veri e vivi – nel film. Lei è una vecchia signora, avanti con gli anni e con gli acciacchi, si chiama Ah Tao, ha fatto la amah, la donna di servizio, per sessant’anni nella stessa famiglia, ha conosciuto nonni, genitori, figli, nipoti, una generazione dopo l’altra, fino alla quinta. Lui è Roger, l’ultimo della famiglia che è rimasto dove i suoi avevano sempre vissuto
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The help
Siamo nel Mississipi razzista e ultraconservatore del 1962. Fresca di laurea e animata da astratti furori di denuncia e ansie di battaglie a favore dei diritti civili, una ragazza della società “bene” torna a casa e progetta di scrivere un libro nel quale racconti le condizioni di vita delle moltissime domestiche di colore senza le quali nessuna famiglia bianca sarebbe in grado di allevare i propri rampolli
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Benvenuti al Nord (e alla nuova versione di cinepanettone di classe)
Per capire quale si la posizione che occupa un film quale “Benvenuti al Nord” nella classifica del gradimento estetico da parte del pubblico di casa nostra, basta dare un’occhiata ai freddi dati degli incassi ai botteghini: distribuito in più di 800 copie e in programma ormai da due settimane
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Capodanno a New York (con cinepanettone)
Possibile che il cinepanettone italiota abbia fatto scuola negli USA imponendo il suo miserrimo modello di cinema usa e getta proprio in occasione del suo primo e inatteso flop peninsulare dopo anni di ininterrotta dittatura ai botteghini natalizi? A guardare “Capodanno a New York” sembra difficile non stabilire una qualche forma di possibile connessione tra un fenomeno tipico delle nostre latitudini e l’industria del divertimento di massa
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