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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Festival
Tutti i premi della Transilvania
Sale sempre piene, pubblico partecipe anche nelle chiacchierate con registi ed attori alla fine delle proiezioni, il piacere di avere visionato opere quasi sempre interessanti e spesso ben riuscite in un paese in cui il cinema, per ora, non sente una vera e propria crisi.
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We Are What We Are di Jim Mickle
Somos lo que hay del messicano Jorge Michel Grau era stato presentato alla Quinzaine des réalisateurs nel 2010 e in soli due anni è diventato un film di culto tanto da interessare una produzione americana che ne ha fatto un remake: We Are What We Are diretto da Jim Mickle, presentato quest’anno alla Quinzaine del festival di Cannes.
Les Apaches di Thierry de Peretti
Les Apaches: e subito pensi ad un western, ad un territorio senza legge, ma pensi anche a Belleville, al soprannome dato dal prefetto di Parigi alle bande di giovani delinquenti. Gli Apaches di cui racconta de Peretti vivono in Corsica, a Porto Vecchio, sono un gruppo di quattro ragazzi tra i sedici e i diciannove anni legati da un rapporto di conoscenza e amicizia. Quattro ragazzi superficiali e svogliati che guardano con diffidenza e frustrazione le centinaia di giovani stranieri che ogni estate occupano la loro terra. Due di loro hanno origini marocchine.
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Corti horror da tutto il mondo
Evil shots, il cui sottotitolo è “chi nasce deve morire” è la rassegna di dodici corti presentati in concorso al TIFF 12, Transilvania International Film Festival di Cluj in Romania. Prevalenza di opere spagnole, una italiana, le altre un po’ di tutto il mondo, incluso Nord e Sud America nonché svizzera a dimostrazione che il mondo della paura non ha confini.
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66° Festival di Cannes:
Venere in pelliccia
Subito dopo “Carnage”, Polanski torna a lavorare su un testo teatrale, prosciugandone gli elementi e concentrandosi in modo ancora maggiore sul lavoro purissimo di regia.
Venere in pelliccia
66° Festival di Cannes:
Il passato
Altro film molto atteso: c’era in ballo la consacrazione di Asghar Farhadi, il regista di “About Elly” e soprattutto di “Una separazione”, sottoposto però al rischio della trasferta in terra straniera, magari con l’aggiunta di un ruolo centrale per Bérénice Béjo, la star di “The Artist”, e per Tahar Rahim, il protagonista di “Un profeta”.
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Il passato
66° Festival di Cannes:
The immigrant
Era uno dei titoli più attesi del concorso, il film della possibile consacrazione di James Gray, dopo che proprio a Cannes “The Yards” (2000) era stato ignorato, “I padroni della notte” (2007) incredibilmente fischiato, e poi “Two Lovers” (2009) era stato fin troppo esaltato da chi aveva compreso fuori tempo massimo le toppate precedenti.
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The immigrant
66° Festival di Cannes:
Shield of straw
E’ stato uno dei film in concorso più maltrattati dalla critica, e non solo da quella italiana, il titolo con i voti sistematicamente più bassi nelle classifiche, forse anche perché c’è di mezzo la coproduzione da parte della Warner Bros: con tutte le conseguenze sia da parte di chi chiedeva un’opera in purissimo stile Miike, sia da parte di chi pretendeva un prodotto più levigato.
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Shield of straw