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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Festival
Miss Violence – Venezia 70 – Concorso
Grecia, giorni nostri. Un pater familias disoccupato controlla, tra le mura candide di un piccolo appartamento di città, moglie, tre figlie e due nipotini. Regna uno strano equilibrio, e tutti appaiono soggiogati dallo sguardo spiritato del nonno-padrone. Durante la festa per il suo undicesimo compleanno, però, la sorella più piccola si getta al balcone, sconvolgendo definitivamente il corso della storia familiare.
66° Festival di Cannes: ONLY GOD FORGIVES di Nicolas W. Refn
Chi difende Winding Refn? Due anni fa, proprio qui a Cannes c’era stato il lancio trionfale del regista danese, che con “Drive” aveva finalmente conquistato anche il grande pubblico: basti pensare che in Italia era il suo primo film ad uscire ufficialmente in sala, nonostante a Torino gli avessero dedicato da anni una personale.
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66° Festival di Cannes: IL GRANDE GATSBY di Baz Luhrmann
Per anni abbiamo sperato che Michael Cimino ci desse la sua versione del “Grande Gatsby”, dopo averlo tanto citato nelle interviste: ma era destino che il romanzo di Francis Scott Fitzgerald finisse sempre nelle mani di semplici illustratori.
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66° Festival di Cannes: NEBRASKA di Alexander Payne
L’ultima apparizione in un grande film era stata per “Ancora vivo” di Walter Hill, a metà degli anni Novanta. Poi Bruce Dern, grande faccia affilata e nevrotica del cinema americano anni ’70, sembrava sparito dalla circolazione. Da qualche anno, invece, è ritornato a farsi vedere alla grande.
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Tutti i premi della Transilvania
Sale sempre piene, pubblico partecipe anche nelle chiacchierate con registi ed attori alla fine delle proiezioni, il piacere di avere visionato opere quasi sempre interessanti e spesso ben riuscite in un paese in cui il cinema, per ora, non sente una vera e propria crisi.
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We Are What We Are di Jim Mickle
Somos lo que hay del messicano Jorge Michel Grau era stato presentato alla Quinzaine des réalisateurs nel 2010 e in soli due anni è diventato un film di culto tanto da interessare una produzione americana che ne ha fatto un remake: We Are What We Are diretto da Jim Mickle, presentato quest’anno alla Quinzaine del festival di Cannes.
Les Apaches di Thierry de Peretti
Les Apaches: e subito pensi ad un western, ad un territorio senza legge, ma pensi anche a Belleville, al soprannome dato dal prefetto di Parigi alle bande di giovani delinquenti. Gli Apaches di cui racconta de Peretti vivono in Corsica, a Porto Vecchio, sono un gruppo di quattro ragazzi tra i sedici e i diciannove anni legati da un rapporto di conoscenza e amicizia. Quattro ragazzi superficiali e svogliati che guardano con diffidenza e frustrazione le centinaia di giovani stranieri che ogni estate occupano la loro terra. Due di loro hanno origini marocchine.
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Corti horror da tutto il mondo
Evil shots, il cui sottotitolo è “chi nasce deve morire” è la rassegna di dodici corti presentati in concorso al TIFF 12, Transilvania International Film Festival di Cluj in Romania. Prevalenza di opere spagnole, una italiana, le altre un po’ di tutto il mondo, incluso Nord e Sud America nonché svizzera a dimostrazione che il mondo della paura non ha confini.
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