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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Festival
Alla fiera dell’Est: il Warsaw International Film Festival
di Alberto Castellano.
Il Warsaw International Film Festival è uno di quei festival europei dei quali i media italiani non si occupano affatto. Non pensiamo naturalmente – vista la priorità che la carta stampata e la televisione “devono” dare solo ai due, tre festival mondiali più conosciuti pieni di passerelle di star e di gossip (ma anche delle anteprime americane più ambite) – a una copertura di critica e di cronaca ma almeno a un minimo d’informazione
42° Deauville American Film Festival: vince “Brooklyn Village”
di Antonella Pina.
La giuria della 42° edizione del Festival del cinema americano indipendente di Deauville, presieduta da Frédéric Mitterrand, ha assegnato il Grand Prix a Brooklyn Village (Little Men) di Ira Sachs. Spettatore ammirato e appassionato del cinema francese, che ha potuto conoscere e studiare nel corso di un lungo soggiorno a Parigi, Sachs – classe 1965, americano di Memphis – era già stato a Deauville nel 2014
Jerusalem International Film Festival 33 – Israele sullo schermo
di Massimo Lechi.
C’era molta attesa da parte di stampa, addetti ai lavori e cinefili israeliani per le anteprime nazionali proposte dai programmatori del Jerusalem International Film Festival (7 – 17 luglio 2016). I nomi erano di peso, in linea con la storia della manifestazione; il clima, dopo le tensioni dell’Intifada dei coltelli, favorevole alla mondanità spensierata.
KVIFF 2016 – Intervista a Charlie Kaufman: “I lavori preferiti? Quelli in cui ti pagano”.
di Furio Fossati.
Sorriso sornione, voglia di parlare, piacere di essere davanti a chi ama il suo lavoro, Charlie Kaufman al KVIFF di Karlowy Vary si è concesso tre volte, durante l’apertura della serata dedicata alla presentazione del suo secondo film come regista – Anomalisa (2015)
Il Cinema Ritrovato XXX edizione: Universal, Becker, Technicolor…
di Antonella Pina.
Il cinema ritrovato ha compiuto trent’anni e continua a regalarci sorprese e non di rado emozioni: una sorta di luna park per spettatori appassionati con attrazioni fantasmagoriche che si susseguono e si sovrappongono, lasciandoti indeciso su quale illusione seguire e quale invece rimpiangere.
FESTIVAL DI CANNES 2016 – “Elle” di Paul Verhoven
di Renato Venturelli. Paul Verhoeven era praticamente sparito dai tempi di “Black Book”, film straordinario ma controverso come quasi tutta la sua opera. Dopo dieci anni, inframmezzati solo dall’episodio anomalo di “Tricked / Steekspel”, è tornato adesso a Cannes con un film che di colpo ha conquistato tutti
FESTIVAL DI CANNES 2016 – “Ma Loute” di Bruno Dumont
di Renato Venturelli. Dopo la svolta di “Le p’tit Quinquin”, Bruno Dumont punta ancor più sull’effetto delirante e grottesco, spiazzando ulteriormente gli spettatori da festival. Stavolta ci porta sulla costa settentrionale della Francia d’inizio ‘900, dove i turisti di città arrivano nelle ville dagli stili più bizzarri, mentre la gente del posto si aggira servile e minacciosa tra gli alti e bassi delle maree. Siamo quindi su terreni apparentemente in linea con l’opera precedente del regista: il Nord della Francia, i riferimenti alla pittura tra ‘800 e ‘900, i rapporti di classe, la fisicità brutale, solo che i riferimenti narrativi sono completamente (e liberamente) rovesciati, in un misto di commedia nera, poliziesco, horror, rievocazione d’epoca, pittura e fumetto.
FESTIVAL DI CANNES 2016 – “The Neon Demon” di Nicolas W. Refn
di Renato Venturelli
Tra i nomi più discussi di Cannes 2016 c’è immancabilmente lui: Nicolas W. Refn, amato dal pubblico di ventenni ma al tempo stesso respinto da buona parte della cinefilia da festival. Alla proiezione per la critica è stato accolto tra fischi, urla e sghignazzi, ma dietro l’indubbia volontà di provocazione un po’ gratuita e autocompiaciuta, Refn prosegue […] (altro…)