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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Festival di Cannes
Festival di Cannes 2014: Deux jours, une nuit di Luc e Jean-Pierre Dardenne
di Renato Venturelli.
I Dardenne continuano a scavare all’interno del loro cinema, cercando una sempre maggiore essenzialità e pulizia di linguaggio, prosciugando ogni immagine e ogni sequenza nel tentativo di eliminare qualunque vezzo o elemento superfluo.
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Festival di Cannes 2014: The Homesman di Tommy Lee Jones
di Renato Venturelli.
C’erano schierati i vecchi maestri e le nuove star del cinema d’autore, i grandi favoriti della vigilia e le rivelazioni dell’ultimo momento. Ma uno dei film migliori di Cannes 2014 – forse il migliore in assoluto – è il western classicissimo del 68enne Tommy Lee Jones, tornato in concorso nove anni dopo la rivelazione di “Le tre sepolture”.
Festival di Cannes 2014: Da Ceylan a Tommy Lee Jones, il meglio di Cannes 2014
di Renato Venturelli.
La Palma d’oro è andata a uno dei favoriti della vigilia, il turco Nuri Bilge Ceylan che con David Cronenberg e Olivier Assayas era tra i grandi nomi del concorso in attesa della prima vittoria a Cannes.
66° Festival di Cannes: ONLY GOD FORGIVES di Nicolas W. Refn
Chi difende Winding Refn? Due anni fa, proprio qui a Cannes c’era stato il lancio trionfale del regista danese, che con “Drive” aveva finalmente conquistato anche il grande pubblico: basti pensare che in Italia era il suo primo film ad uscire ufficialmente in sala, nonostante a Torino gli avessero dedicato da anni una personale.
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66° Festival di Cannes: IL GRANDE GATSBY di Baz Luhrmann
Per anni abbiamo sperato che Michael Cimino ci desse la sua versione del “Grande Gatsby”, dopo averlo tanto citato nelle interviste: ma era destino che il romanzo di Francis Scott Fitzgerald finisse sempre nelle mani di semplici illustratori.
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66° Festival di Cannes: NEBRASKA di Alexander Payne
L’ultima apparizione in un grande film era stata per “Ancora vivo” di Walter Hill, a metà degli anni Novanta. Poi Bruce Dern, grande faccia affilata e nevrotica del cinema americano anni ’70, sembrava sparito dalla circolazione. Da qualche anno, invece, è ritornato a farsi vedere alla grande.
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We Are What We Are di Jim Mickle
Somos lo que hay del messicano Jorge Michel Grau era stato presentato alla Quinzaine des réalisateurs nel 2010 e in soli due anni è diventato un film di culto tanto da interessare una produzione americana che ne ha fatto un remake: We Are What We Are diretto da Jim Mickle, presentato quest’anno alla Quinzaine del festival di Cannes.
Les Apaches di Thierry de Peretti
Les Apaches: e subito pensi ad un western, ad un territorio senza legge, ma pensi anche a Belleville, al soprannome dato dal prefetto di Parigi alle bande di giovani delinquenti. Gli Apaches di cui racconta de Peretti vivono in Corsica, a Porto Vecchio, sono un gruppo di quattro ragazzi tra i sedici e i diciannove anni legati da un rapporto di conoscenza e amicizia. Quattro ragazzi superficiali e svogliati che guardano con diffidenza e frustrazione le centinaia di giovani stranieri che ogni estate occupano la loro terra. Due di loro hanno origini marocchine.
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