In attesa dei film della Mostra di Venezia, la stagione si è aperta con due pellicole – Le seduttrici e As You Like it – liberamente tratte dalle opere teatrali di due celebri autori anglosassoni – rispettivamente Il ventaglio di Lady Windermere di Oscar Wilde e Come vi piace di William Shakespeare – che pur molto diverse tra di loro consegnano al grande schermo una stessa idea del cinema.
Un cinema elegante e decorativo, interamente appoggiato sul proprio impianto scenografico e sulla virtuosistica recitazione degli attori, in modo tale da porre decisamente in secondo piano la complessità dei personaggi e il rigore della struttura drammaturgica che li sottende. Sia il televisivo Mike Barker, sia l’esperto Kenneth Branagh – registi dei due film – sembrano infatti ignorare l’ammaestramento del grande Alfred Hitchcock che, proprio a proposito delle riduzioni cinematografiche di testi teatrali ammoniva di ricordare che “la qualità fondamentale di una commedia sta nella sua concentrazione” e che, pertanto, un regista deve evitare accuratamente di “distruggerne l’unità”: pena la realizzazione di un film che “dura generalmente il tempo della commedia più quello di alcune bobine che non hanno alcun interesse e sono state aggiunte artificialmente”.
Ed è appunto quello che accade in Le seduttrici come in As You Like It che, nel tentativo di “fare del cinema” scelgono entrambi di spostare nel tempo e nello spazio l’azione (ad Amalfi nel 1930 la commedia di Wilde e in Giappone nel XIX secolo quella di Shakespeare), soffermandosi poi in lunghe e devianti carrellate sulla bellezza della costa amalfitana o sulla colorata vegetazione di un Impero del Sole ricostruito in studio. Risultato: in entrambi i casi, alcune bobine di noia, fortunatamente intervallate da affascinanti dialoghi capaci miracolosamente di resistere anche a queste calligrafiche manipolazioni del loro ritmo interno.
Ed ecco allora che nel secondo tempo di Le seduttrici, Oscar Wilde riesce a prendere il sopravvento sul suo improvvido regista come su una sbagliata distribuzione dei ruoli principali (alla fine dei conti risultano credibili solo i personaggi di contorno, con Tom Wilkinson in testa) e lo spettatore segue con piacere il gioco degli equivoci intorno a un libretto degli assegni e a un prezioso ventaglio, dono di un marito innamorato alla sua giovane moglie cui vuole tenere nascosta la presenza di una madre avventuriera, molto chiacchierata, che la figlia ha mitizzato nel medaglione che porta al collo.
Così come in As You Like It, Shakespeare dimostra ancora una volta di saper sopportare ogni violenza e, accompagnato da un cast di attori simpatici (ma nulla più, il migliore è Kevin Kline), il pubblico finisce col dimenticare la deviante inutilità di quella ambientazione nipponica (complicata dall’assurdità di un paio d’interpreti dalla pelle nera) e accetta di mettere in moto la propria immaginazione per dare credibilità ai travestimenti e agli intrecci amorosi in quella foresta dove un Duca spodestato ritroverà infine la saggezza, una figlia e un trono.
Le seduttrici (A Good Woman, USA, 2004)
Regia: Mike Barker – Sceneggiatura: Howard Himelstein – Fotografia: Ben Seresin – Scenografia: Ben Scott – Costumi: John Bloomfield – Musica: Richard G. Mitchell – Montaggio: Neil Farrel. Interpreti: Helen Hunt (Mrs. Erlynne), Scarlett Johansson (Mege Windermere), Stephen Campbell Moore (Lord Darlington), Mark Umbers (Robert Windermere), Tom Wilkinson (Tuppy), Milena Vukotic (contessa Lucchino). Distribuzione: 01 – Durata: 93 minuti
As You Like It (USA- GB, 2006)
Regia e sceneggiatura: Kenneth Branagh – Fotografia: Roger Lanser – Scenografia: Tim Harvey – Costumi: Susannah Buxton – Musica: Patrick Doyle – Montaggio: Neil Farrel. Interpreti: Bryce Dallas Howard (Rosalinda), Romola Garai (Celia), Adrian Lester (Oliver De Boys), Kevin Kline (Jaques), Alfred Molina (Touchstone). Distribuzione: Medusa – Durata: 125 minuti