Onora il padre e la madre

Girata la boa degli ottant’anni, Sidney Lumet (nato nel 1924) sembra aver trovato una nuova giovinezza, che lo induce a mettere in scena film alquanto spregiudicati, capaci di guardare al cinema molto più di quanto facessero le sue applaudite opere di cinquant’anni fa che nascevano soprattutto nell’alveo di quella estetica televisiva per cui in un film quello che conta è soprattutto l’argomento trattato al servizio del quale deve essere sempre messa la cinepresa.

Ed ecco invece che il vecchio Lumet rifiuta ora di adeguarsi alla stagione vincente di quella che sembrava essere la sua poetica (un’idea narrativa più o meno originale, un pugno di attori accattivanti, luci accese, motore, azione… e il gioco è fatto!) e scopre con allegria il piacere di fare solo del cinema, di organizzare la realtà in funzione dell’occhio della cinepresa, di cimentarsi con la manipolazione delle strutture narrative per vedere l’effetto che fa, di graffiare con ironia (a volte anche con sarcasmo) le incrostazioni perbenistiche della realtà. Se il divertente Prova a incastrarmi giocava con giovanile baldanza con il genere giudiziario, Onora il padre e la madre rivolge lo sguardo alle più arcaiche modalità del racconto criminale. E lo fa ingarbugliando all’inverosimile una storia dall’andamento lineare. Un dirigente d’azienda (Philip Seymour Hoffman) che vive al di sopra delle sue possibilità fisiche e finanziarie, con una giovane moglie (Marisa Tomei) smaniosa di sesso e di vacanze brasiliane; un fratello (Ethan Hawke) scapestrato, nullafacente e sempre sull’orlo del precipizio sociale; due genitori innamorati (Albert Finney e Rosemary Harris) che vivono felici dei proventi del loro negozietto d’oreficeria. In un mondo sempre più privo di valori etici la conclusione è una sola: i due figli si mettono insieme per svaligiare la cassaforte dei vecchi: intanto sono assicurati.

Però, il diavolo (esplicitamente citato nel titolo originale) ci vuol sempre mettere la coda. E allora le cose vanno storte. Il complice assunto dal pavido fratello minore si fa uccidere dalla madre, la quale però finisce anche lei in coma all’ospedale. La ragazza del morto pretende di essere risarcita, altrimenti minaccia di fare sfracelli con l’aiuto di un suo aitante congiunto. Sembra che ai due aspiranti rapinatori non resti che subire il ricatto. Ma, intanto, il padre sospetta qualcosa e si mette a pedinare il figlio maggiore, il quale agisce sempre più da disperato anche perché è venuto a sapere che la moglie se la fa di nascosto con il suo fratellino. Con sorridente perfidia, Onora il padre e la madre mette in scena il ritratto di una famiglia qualunque.

Poi, con un percorso narrativo caratterizzato da continui avanti e indietro nel tempo, ne scopre con graffiante gusto per il paradosso tutta la perfida e ottusa criminalità. Ma Lumet non s’indigna. Il suo sguardo resta sempre distaccato, a volte anche divertito. E questo è insieme il limite e la forza di un film che comunque non si nega mai nulla per catturare l’attenzione dello spettatore. E quasi sempre ci riesce.

Onora il padre e la madre
(Before the Devil Knows You’re Dead, Usa, 2007)
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Kelly Masterson
Fotografia: Ron Fortunato
Scenografia: Christopher Nowak
Costumi: Tina Nigro
Musica: Carter Burwell
Montaggio: Tom Swartwout
Interpreti: Philip Seymour Hoffman (Andrew “Andy” Hanson), Ethan Hawke (Henry “Hank” Hanson), Albert Finney (Charles Hanson), Marisa Tomei (Gina Hanson), Aleksa Palladino (Chris Lasorda), Michael Shannon (Dex), Amy Ryan (Martha Hanson), Brian F. O’Byrne (Bobby Lasorda), Rosemary Harris (Nanette Hanson)
Distribuzione: Medusa
Durata: un’ora e 57 minuti

(di Aldo Viganò)

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