Anche se tratto da un fortunato serial televisivo inglese e interamente girato nel Massachusetts, Fuori controllo è un film che ha il sapore di una rimpatriata australiana, nascendo dall’incontro tra un regista (Martin Campbell), un drammaturgo e sceneggiatore (Andrew Bovell) e un attore (Mel Gibson) che da quelle parti sono nati e si sono formati professionalmente. A questi poi si sono aggiunti un figlio d’arte dal nobile passato (Danny Huston), un grande attore del teatro e del cinema anglosassone (Ray Winstone, subentrato a Robert De Niro a riprese già iniziate) e un co-sceneggiatore smaliziato quale il bostoniano William Monahan, premio Oscar per The Departed.
Sulla carta c’erano tutte le premesse di un film di confezione, e in parte Fuori controllo di fatto questo è; ma, grazie all’autunnale recitazione di Gibson, a quella “understatement” di Winstone e, soprattutto, alla sceneggiatura di ferro offerta su un piatto d’argento al mestiere di Martin Campbell (già regista di un paio degli ultimi James Bond), è anche un’opera che riserva più di una gradita sorpresa allo spettatore: prima fra tutte quella di riuscire a trasformare un thriller dall’impianto narrativo un po’ convenzionale, in un bel film sul tema della paternità e della nostalgia. Sono questi infatti i sentimenti che non solo spingono Gibson a farsi motore delle vicenda, ma offrono anche a un collega del protagonista la motivazione per tradire l’amico e, sotto forma di atto mancato, sono infine la causa dell’unico, fatale errore commesso da Ray Winstone, al quale è affidato il ruolo più bello del film: quello del superprofessionale mercenario specializzato nell’ingarbugliare le piste criminali che potrebbero portare a qualche rappresentante del potere economico o politico.
La vicenda raccontata è semplice e lineare, pur nei suoi inevitabili scarti narrativi. Poliziotto ormai anziano e un po’sfiduciato, Mel Gibson riceve la visita della figlia che non vede dai tempi in cui lei si laureò in ingegneria nucleare. I due stanno appena per affiatarsi, quando un killer uccide con un colpo di lupara la ragazza mentre sta per uscire di casa con il padre. Convinto che il vero destinatario di quelle fucilate fosse lui, il poliziotto inizia a indagare anche contro la volontà dei suoi superiori e, poco alla volta, scoperchia un vespaio di malaffare e di corruzione che coinvolge una centrale atomica e l’esercito americano, un potente manager industriale e almeno un paio di senatori degli Stati Uniti.
Come si conviene in queste circostanze è il caso di non svelare in che modo le cose andranno a finire; ma lo spettatore non impiegherà certo molto a rendersi conto che l’interesse del film non riposa tanto sulla originalità del suo impianto poliziesco, quando sui rapporti tra i personaggi, sul ritmo sempre più dolente del loro svolgimento e, soprattutto, sul senso di privazione sentimentale che nasce dalla morte di una figlia o dalla paura che una cosa simile potrebbe accadere anche a noi. Sia questo nella realtà drammaturgica o anche solo nella fantasia dello spettatore, il quale ben si rispecchia nei dubbi che infine incrinano l’imperturbabile professionalità di un uomo apparentemente rotto a ogni evento quale quello magistralmente interpretato da Ray Winstone.
Fuori controllo
(Edge of Darkness, Usa 2010)
Regia: Martin Campbell
Soggetto: dalla serie tv di Troy Kennedy-Martin
Sceneggiatura: Andrew Bovell e William Monahan
Fotografia: Phil Meheux
Scenografia: Thomas E. Sanders
Costumi: Lindy Hemming
Musica: Howard Shore
Montaggio: Stuart Baird.
Interpreti: Mel Gibson (Thomas Crafen), Danny Huston (Jack Bennett), Ray Winstone (Darius Jedburgh), Denis O’Hare (Moore), Shawn Roberts (David Burnham), Jay O. Sanders (Whitehouse), Bojana Novakovic (Emma Crafen), Frank Grillo (primo agente), Wayne Duvall (capo della polizia), Damian Young (senatore Jim Pine).
Distribuzione: 01 Distribution – durata: un’ora e 48 minuti
(di Aldo Viganò)