Javier Bardem, mascalzone latino


Javier BardemJavier Bardem è senza dubbio l’attore latino del momento: affermatosi in pochi anni tra gli interpreti più originali del cinema spagnolo grazie alla sua fisicità sanguigna e alla capacità di diventare con disinvoltura da macho a gay, da sbirro a paraplegico, da killer psicopatico a padre dolente, è uno degli attori più amati e ricercati nel panorama cinematografico internazionale.

Una carriera così folgorante non era del resto imprevedibile, visto che il nostro “mascalzone latino” – così è stato spesso soprannominato – il cinema ce l’ha nel sangue: suo nonno era infatti l’attore Rafael Bardem, suo zio il regista Juan Antonio Bardem e sua madre l’attrice Pilar Bardem. Ultimogenito e più giovane membro di questa nota famiglia di artisti (ha due fratelli, Carlos e Monica, anch’essi attori), Javier non si è lasciato sopraffare dal cognome ingombrante, e, pur respirando fin da bambino l’aria del cinema iberico, in gioventù si è dedicato ad altre passioni; a 13 anni era già nella nazionale giovanile di rugby, e in seguito ha studiato belle arti alla Escuela de Artes y Officios, dove sognava di diventare pittore (anche se “leggenda narra” che lavorasse come operaio e stripper per pagarsi gli studi). Il richiamo del cinema però è forte e Javier adolescente finalmente si convince a seguire le orme della sua dinastia e parte alla volta degli Stati Uniti per studiare recitazione.

Javier BardemNon è stata però Hollywood a scoprirlo, bensì il regista catalano Bigas Luna, che in quegli anni (siamo agli inizi degli anni ’90, e Javier è poco più che ventenne) aveva cominciato fare del sesso la sua unica ossessione tematica, da cui scaturiva ogni sorta di riflessione – politica, culturale e sociale – sulla Spagna di quel periodo. Ammaliato dalla mascolinità taurina di Bardem, Bigas Luna lo dirige in molte delle sue pellicole “erotico-alimentari”, fra le quali Le età di Lulù (1990, dove recita insieme alla madre), Prosciutto, prosciutto (1992), Uova d’oro (1993) e La tetta e la luna (1994), esaltandone la fisicità sensuale, a volte tragica, a volte grottesca.

Diverso è invece l’aspetto che Almodóvar sa cogliere di questo attore. Senza togliere nulla alla sua componente fisica, il grande Pedro trasforma questo ambiguo “animale da letto”, segnato da una duplice sessualità (omo ed etero) e da un duplice destino (ascesa e discesa), in «una creatura univoca la cui passionalità però cresce in maniera direttamente proporzionale alla sua mutilazione fisica» (S. Pellino): dopo una piccola apparizione in Tacchi a spillo (1991), infatti, Javier Bardem in Carne Tremula (1997) viene privato dell’uso delle gambe e interpreta il ruolo di un poliziotto integerrimo finito sulla sedia a rotelle. Il suo personaggio subisce numerose metamorfosi: da seduttore ad amante, da voyeur ad angelo vendicatore, fino a confinarsi nel ruolo del marito rinnegato capace di perdonare e chiedere perdono come ultimo grande atto d’amore. Senza dubbio un personaggio molto intenso che ha catalizzato su Bardem l’attenzione della critica spagnola (che lo colmerà dei maggiori riconoscimenti, tra cui numerosi Goya).

Dopo aver recitato in altre pellicole in patria, tra cui si possono ricordare Tra le gambe (1999), il secondo film girato con Manuel Gómez Pereira dopo Boca a boca (1995), e Seconda pelle (1999) di Gerardo Vera, Javier Bardem è protagonista del suo primo film americano, Prima che sia notte (2000) di Julian Schnabel. Il ruolo dello scrittore cubano Reinaldo Arenas sembra costituire la summa di tutti i suoi personaggi, interpretando Arenas (che è gay, ma anche macho), Bardem passa dal registro tragico a quello comico con una naturalezza disarmante, e conquista anche critica e pubblico internazionali: è la sua consacrazione, suggellata dalla Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia e dalla nomination all’Oscar (per la prima volta nella storia ad un attore spagnolo).

Hollywood gli punta gli occhi addosso: è il protagonista di Danza di sangue (2002), esordio alla regia di John Malkovich, e recita con Tom Cruise in Collateral di Michael Mann (2004); ma è ancora il cinema spagnolo a regalargli due dei suoi ruoli più riusciti, quello dell’operaio disoccupato Santa, in I lunedì al sole di Fernando León de Aranoa (2002), e quello del tetraplegico Ramón in Mare dentro di Alejandro Amenábar (2004), struggente storia (vera) di un meccanico di navi galiziano che per un tuffo in mare mal calcolato è costretto a stare per quasi 30 anni immobile in un letto, potendo muovere solo la testa, e lottando disperatamente per ottenere il diritto all’eutanasia: un film forse sopravvalutato, ma con una straordinaria interpretazione di Bardem, in grado di dominare la scena utilizzando esclusivamente il viso.

Il Nostro è ormai a pieno titolo nel firmamento delle grandi star, e a Hollywood se lo contendono: viene scelto da Milos Forman per interpretare il perfido frate Lorenzo in L’ultimo inquisitore (2006), ruba il ruolo di Florentino Ariza a Johnny Depp per la versione di Mike Newell de L’amore ai tempi del colera (2007) e vince meritatamente l’Oscar come migliore attore non protagonista per la sua interpretazione del serial killer lucidamente folle (ai limiti del grottesco, visto il ridicolo caschetto di capelli) Chigurh nel capolavoro Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen (2007). I ruoli da cattivo gli sono particolarmente congeniali e quest’ultima è la sua migliore performance; le sequenze indimenticabili, come quelle del lanciafiamme ad aria compresa, o del gioco d’azzardo con le vite altrui – esce testa e muori, esce croce e vivi – non si contano.

Di nuovo sex symbol in Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen (2008) in cui recita con Penélope Cruz (da poco diventata sua moglie, e in attesa di un bambino), e nel poco riuscito Mangia, prega, ama di Ryan Murphy (2010), a febbraio lo vedremo padre malato in Biutiful, il nuovo dramma di Inarritu, grazie al quale ha vinto la Palma d’oro (ex aequo col nostro Elio Germano) all’ultimo festival di Cannes: insomma, Javier Bardem non sbaglia un colpo.

(di Francesca Savino)

Postato in Attori, Numero 91.

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