di Renato Venturelli.
Uno dei migliori esempi di cinema di questo festival di Torino in streaming arriva dalla televisione di Rodrigo Sorogoyen, capace di concentrare spettacolo e riflessione, dinamismo visivo e concentrazione drammatica, come nella miglior tradizione di quel cinema popolare sempre più assente dalle sale.
“Antidisturbios” è una nuova serie poliziesca spagnola di cui si sono visti i primi due episodi, e conferma pienamente le qualità di Sorogoyen già viste in “Il regno” o “Che dio ci perdoni”. L’incipit è di grande forza emotiva e dinamica: una squadra antisommossa viene inviata in un quartiere popolare per uno sgombero, trova trenta persone silenziose asserragliate nell’appartamento da svuotare, chiede i rinforzi necessari per evitare che la situazione degeneri. Ma i superiori nicchiano, il giudice ordina che lo sgombero vada comunque fatto, e il caposquadra si ritrova a dover gestire una situazione sempre più tesa anche dal punto di vista sociale, con le persone da scacciare ingiustamente di casa, gli immigrati africani del piano di sopra che intervengono in difesa delle vittime, gli agenti più agitati che si scagliano contro gli sfrattati e i loro amici.
La lunga scena, che dura in pratica tutto il primo episodio, è abilmente costruita in senso spaziale, anche perché si tratta di una “casa di ringhiera”, dove quindi gli agenti si ritrovano ad agire sotto gli occhi di tutti, in uno spazio che sta tra la scena teatrale e il girone infernale.
In questa dilatazione degli sguardi, che circonda da ogni lato i protagonisti ammassati sullo stretto ballatoio-palcoscenico, si viene poi a inserire la dimensione claustrofobica in cui gli agenti si trovano a muoversi, con i trenta sfrattati ammassati nell’appartamentino, quelli che vengono a poco a poco compressi nello spazio angusto del ballatoio, i caschi che soffocano i volti nel caldo dell’estate, le scale strette, la concitazione dell’azione, le brevi colluttazioni. Finché ci scappa il morto, un africano che precipita nel cortile nel tentativo di sottrarsi a una carica della polizia: e da quel momento la situazione si rovescia, con gli agenti che da aggressori diventano braccati, indagati dalla disciplinare, sospesi dal servizio, forse intrappolati in un meccanismo di colpevolezze che li trascende.
Le prime due puntate lasciano poi intendere futuri sviluppi destinati a rovesciare le apparenze, ma le qualità di “Antidisturbios” sembrano confermare quelle già dimostrate da Sorogoyen in “Il regno”: saper raccontare la società spagnola contemporanea attraverso una forte concentrazione emotiva, unendo l’articolazione drammaturgica con la capacità di costruire azione e tensione. E partendo da persone di potere che si ritrovano improvvisamente intrappolate, costrette a dibattersi, a indagare sui retroscena e a trovare le contromisure per salvarsi. Per ora solo due episodi, ma confermano come molto del miglior cinema di spettacolo, di contenuti e d’invenzione si stia trasferendo nelle serie.