Cannes 2019 – 7 : Corea: “Parasite” di Bong Joon Ho

di Renato Venturelli.

Arrivano i due film sudcoreani di Cannes 72, e come sempre ci sono molte speranze. Il titolo in concorso è Parasite di Bong Joon Ho, il regista di “Memories of Murder”, “Madre” e “Snowpiercer” che due anni fa era stato accolto molto freddamente a Cannes per “Okja”, prodotto da Netflix.

Stavolta realizza invece una vertigionosa commedia grottesca che trascina il pubblico con i suoi continui rivolgimenti, il montaggio rapidissimo, le perfidie dell’intreccio e della lotta di classe.

Si parte da una famiglia sottoproletaria che vive in uno scantinato sotto il livello della strada, costretta a subire le conseguenze di disinfestazioni e allagamenti, o a vedere sistematicamente ogni sera un ubriaco venire a urinare contro le loro finestre. Grazie alla loro astuzia riescono però a installarsi in una supervilla di ricconi, enorme, lussuosa, disponibile: un altro sguardo sul mondo, almeno finché si scopre che nei sotterranei segreti dell’edificio vivono altre persone, ancora più in basso, ancora più segregate dalla storia e dalla società.

Bong Joon Ho schizza da un genere all’altro a ritmi frenetici, racconta una storia urlata e parlatissima, passa dalla commedia sociale all’esplosione di violenza, con tanto di allagamento di acque nere che tracima dalle fogne per travolgere i suoi protagonisti: una gigantesca metafora della lotta di classe e del capitalismo coreano, capace di conquistare immediatamente il pubblico festivaliero.

Passa invece fuori concorso The Gangster, The Cop, the Devil diretto da Lee Won-tae alla sua seconda regia, e dominato dal Ma Dong-Seok, alias Don Lee, di “Train to Busan”. Qui interpreta un grosso e manesco boss della malavita, che scampa a un’aggressione e da quel momento è obbligato a cercare di vendicarsi per non rovinare la propria reputazione: e siccome un ispettore di polizia è convinto che l’aggressore sia un inafferrabile serial killer che sta seminando il panico in città, i due finiranno per unire le loro forze nel cercare di dargli la caccia.

Da buon prodotto di puro intrattenimento, è condotto a gran ritmo, in un crescendo incalzante, dominato dall’esuberanza di una star come Ma Dong-Seok, che punta sulla propria debordante presenza fisica. L’ennesima conferma di un cinema di genere sudcoreano travolgente ed efficace anche quando ha ambizioni limitate.

 

Postato in Festival di Cannes.

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