di Aldo Viganò.
Non è certo la prima volta che il telefono ha un ruolo fondamentale nello svolgimento e nella soluzione di un thriller (basti ricordare “La vita corre sul filo” di Sydney Pollack) o che tutto un film sia interpretato fisicamente da un solo attore, come accade ad esempio in “Locke” con Tom Hardy; ma l’esordiente danese Gustav Möller, anche se non ne ha la primogenitura, ha almeno il merito di saper gestire sino in fondo questo spunto narrativo e la sua programmatica scelta di “casting”, costruendo, in questo modo anche un po’ furbastro, un film comunque ricco di tensione e non privo d’ambizione culturale nel proporsi tra l’altro come una riflessione sulla visione del mondo secondo l’etica luterana.
Asger Holm, il protagonista di “Il colpevole”, è un poliziotto di Copenaghen sospeso dal servizio attivo perché implicato in una sparatoria mortale e, in attesa del processo (per la cui difesa egli ha organizzato la falsa testimonianza di un collega), è stato parcheggiato dai suoi superiori al centralino telefonico notturno delle efficienti forze dell’ordine della Capitale danese.
Qui l’annoiato Asger riceve, tra le tante telefonate d’ordinaria banalità (drogati in crisi di astinenza o vittime di incidenti automobilistici), anche la chiamata di una donna, madre di due figli, che si dice essere stata sequestrata dall’ex-marito. E il poliziotto che è in lui improvvisamente si risveglia.
Non dimentico dei suoi trascorsi di garante del rispetto della legge, Asger avvia infatti una propria indagine personale. Cosa che comporta la raccolta degli indizi ed una serie di ipotesi interpretative. Le quali si accumulano via via che l’indagine viene portata avanti, in un susseguirsi di abili colpi di scena di cui fa parte anche la scoperta di un infanticidio. Di più comunque non è il caso di dire, perché il fascino di “Il colpevole” risiede soprattutto nella sorpresa.
Sempre più coinvolto, a fin di bene, in questa indagine di cui crede di avere tra le mani il bandolo della matassa, Asger sembra, telefonata dopo telefonata, essere impegnato a fare la cosa giusta. Ma nello stesso tempo ha “la colpa” di non fare ciò che i poliziotti e tutti gli esseri umani dovrebbero sapere. Cioè, che alla verità non si arriva mai da soli, ma solo partecipando con gli altri i propri pensieri, i dubbi, le intuizioni e le metodologie d’azione. Ma Asger resta sino alla fine un individualista. E per questo l’errore è sempre possibile dietro l’angolo, per lui come per tutti gli altri. Essendo l’uomo – Lutero docet – una creatura imperfetta.
L’esperienza telefonica, che ha la durata dell’intero film, serve comunque a chiarire le idee del poliziotto. Anche se il “caso” in gran parte si risolve da sé, egli giungerà, probabilmente, al processo senza aver bisogno di mentire, perché ha riconosciuto la colpa che è in lui, come nell’intera umanità. Solo all’«ignoto» tocca il compito di decidere ciò che è giusto o ingiusto, chi è vittima e chi carnefice.
Tutto questo nel film di Möller resta implicito, senza aver bisogno di essere detto. Il moralismo del regista trentenne è latente. Mai direttamente dichiarato. Il suo film resta soprattutto un thriller intrigante e ben congeniato. Ed è appunto questo che lo spettatore apprezza particolarmente,
Tanto è vero che, non certo per caso, “Il colpevole” ha ottenuto il premio del pubblico a tutti i festival cui ha partecipato (Sundance, Rotterdam, Torino), nonché in patria è stato ricoperto di premi tra cui quello meritato al suo protagonista e quello, decisamente curioso, quale migliore attrice non protagonista, attribuito a un personaggio (Jessica Dinnage) del quale nel film si sente solo la voce.
IL COLPEVOLE – THE GUILTY
(Den Skyldige, Danimarca 2018) regia: Gustav Möller – sceneggiatura: Gustav Möller e Emil Nygaard Albertsen – fotografia: Jasper Spanning – musica: Carl Coleman e Caspar Hesselager – scenografia: Gustav Pontoppidan – montaggio: Carla Luffe Heintzelmann. interpreti e personaggi: Jakob Cedergren (Asger Holm) con le voci di Jessica Dinnage (Iben), Omar Shargawi (Rashid), Johan Olsen (Michael), Jakob Ulrik Lohmann (Bo), Katinka Evers-Jahnsen (Mathilde), Jeanette Lindbaek (collega di Selandia Nord), Simon Bennebierg (drogato). distribuzione: – durata: un’ora e 25 minuti