“Capri Revolution” di Mario Martone

di Aldo Viganò.

Spiritualismo e materialismo. Poesia e scienza. Pacifismo e guerra come igiene del mondo. Dopo il risorgimentale “Noi credevamo” e il leopardiano “Il giovane favoloso”, il regista Mario Martone prosegue la sua riflessione sulla nascita della modernità, firmando con “Capri Revolution” un film ambizioso che pone la sua protagonista al centro dei suddetti dualismi, intesi come caratterizzanti della storia dell’Italia nei primi anni del Novecento.

È nella Capri di allora, priva di masse di turisti e caratterizzata da un’economia prevalentemente pastorizia, che la giovane e analfabeta Lucia resta affascinata da una comunità di nudisti incontrati casualmente nel suo quotidiano pascolare le capre. Contemporaneamente, la ragazza fa la conoscenza del giovane medico socialista che ha preso in cura il padre gravemente malato e assistito nel corso delle sue visite nella povera casa che Lucia condivide con la madre e due fratelli. Lucia è giovane e bella; ignorante, ma intelligente e ribelle. Rifiuta la proposta del dottore che le propone di studiare da infermiera; ma resta ammaliata in modo sempre più convinto da quegli eccentrici stranieri venuti da nord. In particolare, lei si lega con il loro capo, l’artista Seybu, presso il quale trova rifugio quando, dopo la morte del padre, i fratelli vorrebbero imporle la fine di questa frequentazione.

Nella tranquilla e luminosa Capri, apparentemente ignara del proprio storico passato, ha così inizio la “rivoluzione”. dalla quale Lucia corre il rischio di essere stritolata.

Mentre la sua famiglia si sfascia, la ragazza conosce comunque il fascino del bello e del vero. Impara a leggere e a parlare inglese. Assiste silenziosa alle notturne danze dei nudisti; ma anche alle loro fratture interne provocate da ataviche tentazioni tribali. Ascolta, senza però prendere posizione a favore di nessuno, le intense discussioni filosofiche che contrappongono il “poeta” Seybu e il “razionalista” medico condotto. Lucia è solo la testimone, la spettatrice, di una dicotomia senza via di uscita, che comunque porterà entrambi ad assumere un proprio ruolo quando scoppia la prima guerra mondiale. Il dottore socialista sceglie di partire volontario, mentre il pittore spiritualista,  indossati i panni della civiltà, si mescola alla folla per predicare la causa della pace.

Ripudiata dai fratelli, ma riconciliatasi con la madre che le confessa l’ammirazione per le sue scelte, a Lucia non resta ormai che abbandonare definitivamente questo mondo di follia collettiva e, imbarcatasi su un cargo in viaggio verso il futuro, può infine osservare l’orizzonte con la speranzosa solitudine di uno sguardo proiettato verso l’infinito. Proprio come quello che già apparteneva al Leopardi di “Il giovane favoloso”.

Quali e quante siano le ambizioni del regista Martone credo che risultino già evidenti da questo succinto riassunto di quello che accade in “Capri Revolution”. Ma queste ambizioni vengono poi, sul piano visivo, ulteriormente dilatate dall’uso simbolico dei balletti notturni dei nudisti, dalla funzione pittorica del bel paesaggio selvaggio che li contiene, oltreché dai contenuti etici e politici dei dialoghi tra il giovane dottore e Seybu. Certo, il cinema di Martone (come del resto anche il suo teatro) non è mai piccolo e quotidiano. Il suo rischio di fondo resta solo quello di essere portatore di un eccesso di intellettualismo o di un raggelante calligrafismo. Con il conseguente pericolo di proporre un film dall’apparenza un po’ troppo presuntuosa. Ma ormai si sa che il suo cinema è così.

 

 CAPRI REVOLUTION

(Italia-Francia,  2018)  regia: Mario Martone – sceneggiatura: Mario Martone e Ippolita Di Maio – fotografia: Michele D’Attanasio – musica: Apparat e Philipp Thimm – scenografia: Giancarlo Muselli – costumi: Ursula Patzak – montaggio: Jacopo Quadri e Natalie Cristiani.  interpreti e personaggi: Marianna Fontana (Lucia), Reinout Scholten van Aschat (Seybu), Antonio Folletto (Carlo), Jenna Thiam (Lilian), Lola Klamroth (Nina), Eduardo Scarpetto (Vincenzo), Gianluca Di Gennaro (Antonio), Ludovico Girardello (Luca “Citrus”). Maximilian Dirr (Hermann), Donatella Finocchiaro (madre di Lucia).  distribuzione: 01 Distribution – durata: due ore e 2 minuti

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