TFF 2018 – “Happy New Year, Colin Burstead” di Ben Wheatley

di Renato Venturelli.

Sesto film per Ben Wheatley, il regista inglese di “Killer in viaggio” (2012), il cui penultimo film “High-Rise – La rivolta” (dal “Condominio” di J.G.Ballard) era passato proprio al festival di Torino di due anni fa, ma era poi uscito in Italia direttamente sul mercato home video.

Anche in “Happy New Year, Colin Burstead” affronta uno dei prediletti affreschi pieni di personaggi e di cattiveria, ricorrendo in questo caso alla classica formula della festa in famiglia destinata a finir male. Il Colin del titolo è un uomo di mezz’età che affitta una prestigiosa villa nobiliare nella campagna inglese per riunirvi tutta la famiglia a Capodanno. Dovrebbe essere l’occasione per la sua consacrazione tra i parenti, ma a sorpresa viene invitato anche il fratello David, un seduttore dai modi più eleganti e distaccati, odiato per aver abbandonato moglie e figli, essere poi passato da una donna all’altra, ma soprattutto perché sembra ritenersi di classe superiore rispetto ai parenti. Tutti hanno qualche motivo per detestarlo, a cominciare dal padre, che si presenta alla festa in abiti eleganti, ma passa poi il tempo a chieder soldi a tutti perché rovinato dai cattivi investimenti finanziari: e una delle cause della sua deriva è proprio il figlio David, che gli ha prestato soldi strozzandolo poi economicamente.

Lo schema è abbastanza scontato, il modo in cui Wheatley ritrae la serie di personaggi tra malumori, litigi e piccoli colpi di scena è abile ma tradizionale: il suo tocco più personale sta nel modo in cui li racconta con una camera in continuo movimento, sempre pronta a schizzare da un personaggio all’altro, con un montaggio nervoso curato dallo stesso regista. Qualcuno vi ha visto una rappresentazione simbolica dell’Inghilterra della Brexit, tra arricchiti, nobili spiantati, esibizione di ricchezza accompagnata dalle nevrosi di chi sta danzando sull’orlo di un abisso.  Come in altri film di Wheatley, le indubbie qualità restano però insidiate dalla sensazione di un formalismo un po’ vacuo e artificioso, che rende l’insieme forzatamente esagitato. Tra gli interpreti, spicca Charles Dance nella parte del padre, mentre nel ruolo della sorella Gini c’è la Hayley Squires lanciata da Ken Loach in “Io, Daniel Blake”.

Postato in 36° Torino Film Festival.

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