di Antonella Pina
Ancora una volta il Cinema Ritrovato, giunto alla XXXII edizione, ha regalato al pubblico che lo segue – ogni anno sempre più numeroso – proiezioni memorabili in tutte le sue sezioni. Ma come sempre è stato Il paradiso dei cinefili a catturare gran parte del nostro tempo e del nostro entusiasmo. Al suo interno ricordiamo la rassegna dedicata a Mastroianni, Marcello Come Here: Mastroianni Ritrovato (1954 – 1974); gli imperdibili della Fox, William Fox presenta: riscoperte dalla Fox Film Corporation; la retrospettiva su Pagliero, Marcello Pagliero, l’italiano di Saint-Germain-des-Près e quella su Emmer, Luciano Emmer 100: l’arte dello sguardo; i sette bellissimi film di John M. Stahl, Oltre lo specchio della vita, scelti in un arco di tempo che va dal ’31 al ’45, preceduti da un film muto del ’19; alcune preziose perle tra i Ritrovati e Restaurati.
Nella sezione La macchina del tempo ricordiamo Napoli che canta. Omaggio a Elvira Notari e Vittorio Martinelli. Mentre La macchina dello spazio conteneva due rassegne particolarmente interessanti: La rinascita del cinema cinese (1941 – 1951) e Seconda Utopia: 1934 – L’età dell’oro del cinema sonoro sovietico.
Questa edizione resterà però nella memoria di tutti non per una particolare proiezione ma per la presenza di Martin Scorsese che in Piazza Maggiore ha presentato due film: il suo Toro scatenato e Enamorada di Emilio Fernández, mentre al Teatro Comunale ha incontrato Jonas Carpignano, Matteo Garrone e Alice Rohrwacher.
Ma tra gli eventi più importanti di questa edizione c’è stata la proiezione del film di Ingmar Bergman, Saͦnt Händer Inte Här (Ciò non accadrebbe qui) del ‘50. Importante perché il film è praticamente sconosciuto. Il regista lo disconobbe subito dopo l’uscita nelle sale, si autocensurò impedendone con ogni mezzo la proiezione. Soltanto in occasione del centenario della nascita del regista la Svensk Filmindustri e la famiglia Bergman che detengono i diritti del film, hanno acconsentito ad un numero limitatissimo di proiezioni. Si tratta di un thriller, un film di propaganda girato in piena guerra fredda. Una comunità di esuli baltici è minacciata da spie che tentano di infiltrarsi nel gruppo per eliminare o deportare alcuni soggetti. Gli infiltrati provengono da uno stato dal nome sinistro, Liquidatzia, come sinistro è il nome di uno di loro se letto al contrario, Ӓkta Natas diventa Ӓkta Satan. Liquidatzia è il regno del male assoluto mentre la Svezia, nella sua ingenuità, oppure proprio per la sua ingenuità, è il regno del bene. Una dicotomia necessaria in un film di spionaggio degli anni ’50. Ciononostante, Bergman non ci è parso a suo agio in un film di genere: l’intreccio non è ben sviluppato e alcune sequenze sono veramente troppo goffe. Comprendiamo perché il regista fu così determinato – e lo fu fino alla sua morte – nell’ impedirne la proiezione. Altri sono di parere opposto, primo tra tutti Peter von Bagh, compianto direttore artistico del Cinema Ritrovato, uno dei pochi ad aver avuto la possibilità di vedere il film. Von Bagh scrisse un pezzo critico elogiativo, totalmente favorevole al film, se Bergman lo avesse letto avrebbe cambiato opinione sul suo lavoro. Von Bagh era un finlandese e quindi sicuramente più idoneo di noi a giudicare un noir nordico. La nostra stima per lui è grande e quindi, probabilmente, lui ha ragione e noi torto.