di Renato Venturelli.
Gran finale a Udine nel nome di Summo Hung, leggenda dell’action di Hong Kong, amico di Jackie Chan, regista, attore, coreografo dei combattimenti, ma soprattutto icona del cinema di arti marziali al fianco di Bruce Lee dai tempi di “I 3 dell’Operazione Drago”.
Adesso torna dopo decenni alla regia, ma ha più di sessant’anni, il fisico ancor più appesantito, e così si sceglie il ruolo di un anziano ex-poliziotto in pensione, che va a vivere in una cittadina del Nord della Cina e sta perdendo a poco a poco la memoria. Sconfitto dalla vita, ossessionato dal senso di colpa per la scomparsa di una nipote che avrebbe dovuto proteggere, si ritrova però a dover difendere un’altra ragazzina, finita nel bel mezzo di uno scontro sanguinario tra gang per colpa del padre ladro e giocatore incallito.
Ci sono viaggi a Vladivostok, scontri con la mafia russa, bande criminali ferocissime. Ma il film è incentrato sul personaggio di Sammo Hung, e quindi gioca molto con la commedia. Tre pensionati del posto che oziano lungo la strada sono interpretati da altrettante glorie del cinema di Hong Kong, a cominciare da Tsui Hark. Una matura vicina di casa lo corteggia pesantemente. E la gente del posto lo ha ribattezzato “Kung Fu Panda” per il suo aspetto apparentemente inoffensivo, anche se al momento buono il vecchio Hummo saprà ancora tornare in azione, per quanto con acrobazie ormai limitate dall’età e dalla stazza.
Tra le scene più costruite, una lunga fuga acrobatica da un albergo, con grandi balzi sui corrimano delle scale da un piano all’altro. Tra i dettagli più feroci, un uomo sgozzato col gancio di un attaccapanni metallico. E fra le trovate, quella di realizzare i pestaggi mostrando nel bel mezzo dell’azione le radiografie delle ossa che si spezzano. Tutto molto allegro, dinamico, con molta ironia ma anche tocchi di malinconica delicatezza: il ritorno di Sammo alla regia, vent’anni dopo.
(renato venturelli)