di Antonella Pina.
Anche il Cinema Ritrovato, come già il Festival di Cannes, ha dedicato quest’anno la sua affiche allo sguardo radioso di Ingrid Bergman, nata cento anni fa. Nella rassegna presentata a Bologna, riguardante la carriera pre-hollywoodiana dell’attrice, sono stati inseriti quattro dei dieci film girati in Svezia: “Munkbrogreven” (Count of the Monks Bridge) del ‘35, “Intermezzo” del ’36 – il film che le aprì la strada per Hollywood -, “En Kvinnas Ansikte” (Senza volto) del ’38 – dove, nella prima parte della storia, interpreta un insolito personaggio malvagio -, “Juninatten” (A Night in June) del ’40, e il suo unico film tedesco, “Die Vier Gesellen” (Quattro ragazze coraggiose) del ‘38.
L’omaggio alla Bergman comprendeva inoltre la proiezione di “Casablanca” in Piazza Maggiore e il film di Stig Björkman, “Jag är Ingrid” (Ingrid Bergman – In Her Own Words), realizzato a partire dall’archivio dell’attrice conservato alla Western University nel Connecticut da lei stessa ordinatamente raccolto nel corso degli anni: “perché aveva sempre saputo che avrebbe avuto una vita importante. Una sorta di chiamata come per Giovanna d’Arco che infatti interpretò, al cinema e a teatro, con grande intensità”. L’archivio, molto ampio, comprende diari, lettere, fotografie e i filmati che la Bergman girava in famiglia e sui set dei suoi film. A presentare la pellicola di Björkman, oltre all’autore era presente Isabella Rossellini.
Jag är Ingrid, anche attraverso interviste ai suoi quattro figli, ricostruisce la vita e la carriera dell’attrice. L’ infanzia dolorosa: la perdita della madre; le molte fotografie scattatele dal padre, a cui forse si deve la sua straordinaria disinvoltura davanti alla macchina da presa; la perdita del padre all’età di 14 anni. La scuola di teatro drammatico di Stoccolma: l’ esordio nel cinema, la sua rapida e straordinaria carriera. Lo scandalo Rossellini: lo sdegno degli Stati Uniti; i figli; il tentativo di vivere la normalità di una famiglia; la fine di un legame tormentato e intenso. E ancora un nuovo inizio. Il ritratto che ne emerge è quello di una personalità complessa: una donna timida e gentile ma molto determinata che ha saputo prendere decisioni molto difficili pur di poter mantenere il controllo sulla sua vita.
Circa la Rossellini, l’unica figlia che ha ereditato qualcosa della dolcezza e dell’intensità dello sguardo della Bergman, possiamo dire che, nonostante il tourbillon che ha caratterizzato la sua infanzia e quella dei suoi fratelli, conserva un’immagine molto intensa della madre. Ricorda ancora con gioia il suo dinamismo, l’energia contagiosa che emanava, in totale contrapposizione con il ricordo del padre che trascorreva le sue giornate in pigiama.
Il film preferito dalla Rossellini tra quelli interpretati dalla madre è “Notorius”. Dei film girati in Italia con il padre ricorda “Stromboli – Terra di Dio”, ma per una ragione particolare: le immagini della tonnara. “Hanno un grande valore documentaristico. Nel 1950 il Mediterraneo era pieno di tonni e oggi sono quasi scomparsi. E’ incredibile il danno che una sola generazione ha arrecato all’ambiente”. Oggi la Rossellini si occupa di etologia, un argomento verso cui ha provato interesse fin da bambina, da quando il padre le regalò “L’anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz. Poi la vita l’ha portata altrove. Negli ultimi anni ha realizzato per Sundance Channel una serie di cortometraggi sul comportamento sessuale degli animali: i “Green Porno”.
Antonella Pina