Esiste età più ingrata di quella “terra di mezzo” tra infanzia e adolescenza, quando si compiono undici anni, si va alla scuola media e si scopre che la vecchia identità non va più bene e quella nuova è difficile da conquistare? Il preadolescente Greg Heffley (Zachary Gordon) ancora non lo sa ed è convinto che in breve tempo, grazie a precise strategie “sociali”, diventerà uno dei ragazzi più popolari della scuola. Sta attento a come parla, a dove si siede, a come si veste.
Persino lo zainetto viene indossato secondo una precisa liturgia. Ma ogni tentativo di emergere si rivela un totale fallimento. Al contrario Rowley (Robert Capron), l’amico d’infanzia che ha sempre ritenuto uno sfigato, sale senza sforzo i gradini più alti della scala sociale grazie alle sue capacità come vignettista del giornalino scolastico. Frustrato dal confronto con lui, vessato in casa dall’odioso fratello maggiore, inseguito da una banda di bulletti cui ha pestato i piedi durante una delle sue bravate, Greg tradisce l’amicizia di Rowley e litiga con mezza scuola. Arriverà anche il tempo del suo riscatto, grazie a una bella arringa sulla stupidità di certi pregiudizi imperanti a scuola. Lo ascolteranno in pochi, ma tra questi ci saranno il ritrovato Rowley ed Angie (Chloe Moretz), ragazzina intelligente e matura che fin dal primo giorno aveva messo in guardia Greg sulle trappole della scuola media.
Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Jeff Kinney, Diario di una schiappa arriva al cinema sulla scia di un fenomeno editoriale che, a partire dal 2008, ha prodotto cinque best seller (l’ultimo libro della serie, Diario di una schiappa – Vita da cani, è stato pubblicato quest’anno).
Pur con qualche piccolo aggiustamento narrativo, il film conserva la caratteristica più interessante del romanzo: alternare le gag infantili a tematiche importanti, come l’accettazione di sé, l’amicizia, la lealtà.
Tanti coetanei di Greg potranno identificarsi nelle sue insicurezze, nei suoi continui sforzi di piacere a tutti e nei piccoli disastri che, come spesso accade quando si dipende dal giudizio altrui, ne conseguono.
Come già era successo nel suo lungometraggio d’esordio, Hotel Bau (2009), il regista Thor Freudenthal dirige con mano sicura e piglio energico un manipolo di giovani attori di talento, tra cui l’ormai lanciatissima Chloe Moretz (Lasciami entrare, Kick Ass, Higo Cabret). Proprio a lei è affidata una delle battute migliori del film, un vero e proprio viatico per tutte le schiappe all’ascolto: “Un giorno la scuola media finirà, arriveranno le superiori e dopo quelle inizierà la vita vera. E allora tutto quello che ora ti appare così importante non lo sarà più”.
(di Maria Francesca Genovese)