Cinema e Risorgimento


I mille di GaribaldiOgni film storico guarda al passato, ma ci parla innanzitutto del presente, del momento in cui è stato realizzato, del suo clima politico, culturale e cinematografico. Ce ne rendiamo conto anche ripercorrendo un secolo abbondante di film dedicati al Risorgimento, a partire da quelli realizzati all’inizio del ‘900, quando le produzioni cominciavano a concentrarsi attorno ai festeggiamenti per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia, unendo l’occasione ufficiale col patriottismo che precede la prima guerra mondiale, l’impulso spettacolare del cinema con la sua voglia di rispettabilità.

Mario Caserini fu uno dei primi autori “risorgimentali” del cinema italiano, con la sua trilogia garibaldina (Garibaldi, 1907; Anita Garibaldi, 1910; I Mille, 1912), in un periodo in cui si moltiplicano i film sull’argomento: La presa di Roma, I carbonari, La battaglia di Palestro, Confalonieri, Ugo Bassi, Silvio Pellico… L’altra stagione “storica” fortemente segnata è ovviamente quella del ventennio fascista, culminata in 1860 – i Mille di Garibaldi (1934) di Alessandro Blasetti. E dopo le diverse produzioni del dopoguerra, in cui i capolavori di Luchino Visconti si pongono come riflessione non solo sulla storia italiana, ma sul melodramma e sugli sviluppi teorici post-neorealisti, si arriva alla stagione degli anni Settanta, con tutte le sue riletture critiche della storia italiana, le rievocazioni di ciò che “i libri di storia non vi hanno mai raccontato” (come recitava il sottotitolo di Bronte, 1972), la tentazione di vedere i rivoluzionari dell’Ottocento e le loro delusioni in rapporto al dopo  Sessantotto…

1860 di Alessandro Blasetti (1934) Il film sui Mille realizzato sotto il fascismo, con tanto di camicie nere finali: ma anche un film d’impianto realistico, per certi versi antiretorico, con echi formali del cinema sovietico e addirittura anticipazioni neorealiste. Accoglienze ottime della critica, più fredde da parte di pubblico e regime.

Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1942) L’Italia patriottica dell’800 raccontata da un cinema che si stava cristallizzando nell’eleganza formale della stagione “calligrafica”: ma, secondo l’autore, la prospettiva antiaustriaca sembrava una provocazione politica in tempi di alleanza con la Germania.

Un garibaldino al convento di Vittorio De Sica (1942) Un garibaldino ferito si rifugia in un convento, dove viene nascosto da due giovani allieve. Terza regia di De Sica, che guarda alla Storia da una prospettiva non retorica ma intima e sentimentale.

Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi (1952) Il brigantaggio post-unitario come pretesto per innescare una robusta vicenda avventurosa e morale: non tanto un’analisi sociale del fenomeno, quanto la ricerca di una sorta di via italiana al western.

La pattuglia sperduta di Piero Nelli (1954) Uno dei film più originali e più dimenticati, diretto senza retorica né enfasi spettacolare dal documentarista Piero Nelli. Al centro, un gruppo di soldati italiani rimasti isolati durante la guerra del 1849. Musiche di Goffredo Petrassi.

Senso di Luchino Visconti (1954) Alla vigilia della terza guerra d’indipendenza, una contessa di sentimenti patriottici perde la testa per un ufficiale austriaco. Da Camillo Boito, il film in cui (si disse) Visconti passa dal neorealismo come registrazione della realtà al realismo come interpretazione critica.

Viva l’Italia di Roberto Rossellini (1960) Dalla partenza da Quarto all’incontro a Teano, l’impresa di Garibaldi raccontata in occasione del centenario: sotto il segno dell’evoluzione in senso “didattico” e televisivo della poetica di Rossellini.

Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963) Il romanzo di Tomasi di Lampedusa trasformato in un kolossal sontuoso, che è al tempo stesso poema sulla decadenza nobiliare, grandioso spettacolo nazional- popolare e riflessione critica sulla storia d’Italia.

Nell’anno del Signore di Luigi Magni (1969) Nella Roma del 1825, due carbonari vengono condannati a morte e il misterioso Pasquino affigge nella notte versi satirici. Fra dramma storico e commedia all’italiana, il film più famoso di Magni sulla Roma papalina, argomento cui ha dedicato molti altri film: In nome del papa re, In nome del popolo sovrano, Arrivano i bersaglieri…

Bronte – Cronaca di un massacro di Florestano Vancini (1971)
Durante l’impresa garibaldina, gli abitanti di una cittadina siciliana si ribellano contro le prepotenze dei proprietari terrieri: ma Nino Bixio arriva subito a reprimere nel sangue i sogni di un patriottismo egalitario. Molto ideologico, tra ricostruzione storica e apologo contemporaneo.

Le cinque giornate di Dario Argento (1973) Le cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) raccontate dal punto di vista di un ladruncolo (Celentano) e di un fornaio romano (Cerusico). Film programmaticamente antiretorico e antiborghese, ma con Nanni Balestrini co-sceneggiatore.

Allonsanfan di Paolo e Vittorio Taviani (1974) Stanchezza e tradimento nella vita di un nobile rivoluzionario, che nell’Italia della restaurazione torna nella villa di famiglia e viene coinvolto dalle società segrete in una nuova impresa: tra Risorgimento e riflussi anni ’70.

Quanto è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini (1976) L’impresa di Carlo Pisacane, che spera di sollevare la popolazione meridionale contro i Borboni in nome di una società più giusta. Una sorta di ballata brechtiana, con la Compagnia di Canto Popolare.

I viceré di Roberto Faenza (2007) Il capolavoro di Federico De Roberto (1894), con Lando Buzzanca nel ruolo del vecchio nobile siciliano arroccato su avidità e potere. Prodotto in versione lunga per la tv, con inevitabili allusioni all’Italia di oggi.

Noi credevamo di Mario Martone (2010) Il Risorgimento come storia di ideali traditi, raccontato attraverso tre giovani meridionali che s’infervorano nella lotta antiborbonica, assistendo poi a ingiustizie, tradimenti

Postato in Numero 92, Varie.

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