Successo pieno, nonostante i tagli governativi, al Trieste Film Festival (20-26 gennaio), punto d’incontro privilegiato delle cinematografie dell’Est. Ecco alcuni dei motivi d’interesse e curiosità della 22° edizione.
SERGEI LOZNITSA • Considerato come uno dei più grandi documentaristi contemporanei, il suo primo lungometraggio S c h a s t y emoe è stato per molti critici il film rivelazione di Cannes 2010. A Trieste si è vista la sua retrospettiva completa, 12 film realizzati dal ’96 a oggi. L’universo artistico di Loznitsa può essere inquadrato intorno a due grandi tendenze: da una parte il
documentario di osservazione con lunghi piani sequenza, dall’altra una ricerca sperimentale sul passato con film basati esclusivamente su materiali di repertorio.
CINEMA KOMUNISTO • Sono gli stessi spettatori e non più le giurie ufficiali ad assegnare i riconoscimenti più importanti. Il lungometraggio più apprezzato è stato Besa di Srdjan Karanovic. Der kleine Nazi della sceneggiatrice tedesca Petra Luschow, si è affermato fra i cortometraggi. Miglior documentario a Cinema Komunisto di Mila Turajlic che descrive il coinvolgimento e la passione di Tito per il cinema attraverso rare immagini, interviste e documenti inediti.
RICORDANDO CORSO • In memoria dell’attore e regista Corso Salani, è stato istituito un premio di 10.000 Euro che aiuterà in modo concreto la produzione di progetti già avviati di filmakers indipendenti italiani.
I CULT MOVIE DI COSULICH • Carta bianca ad una delle firme della critica cinematografica, per una rassegna di quattro classici da scoprire. Viaggio senza fine di John Ford, per Cosulich il più bel film di mare; Il ventaglio di Lady Windermere di Ernst Lubitsch, film muto tratto da Oscar Wilde; Unter den Brücken di Elmut Käutner, storia d’amore poetica e struggente alla Jean Vigo; Totò e i re di Roma di Steno e Monicelli, opera che restituisce correttamente lo spirito di Čechov autore di commedie e non di drammi.
(di Giancarlo Giraud)