Tra Praga e Roma: intervista a Susana Martinková

di Gianmarco Cilento.

Nata a Praga, stabilitasi in Italia dagli anni ‘60, Susanna (Zuzana) Martinková è stata per due decenni una delle icone più affascinanti del cinema di genere. Poi ha diradato le sue presenze sul grande schermo, da vent’anni sembrava si fosse ritirata, ma adesso annuncia un suo ritorno…

Lei inizia la sua carriera d’attrice nel 1962. Ha solo sedici anni e vive ancora nella Cecoslovacchia comunista. Il film si intitola “Letos v zari”, che in italiano vuol dire “Quest’anno a settembre”.

Ho iniziato a fare l’attrice per puro caso. A quei tempi andavo ancora a scuola, tenemmo una recita teatrale scolastica e durante uno di questi spettacoli venne un regista, Frank Daniel, che cercava la giovanissima protagonista per il suo nuovo film, e scelse me. Lo ricordo con affetto, anche perché si tratta probabilmente del primo film cecoslovacco con la voce fuori campo del protagonista, che esprime i suoi pensieri. E oserei dire che è anche uno dei primi film europei con quest’espediente narrativo! (ride). Dopo quest’esperienza ho studiato in una scuola di recitazione e ho girato altri tre film nel mio paese.

E nel 1966 l’incontro con Carlo Lizzani, che l’ha spinta a venire in Italia!

Ci conoscemmo nel 1966 al Festival di Karlovy Vary, che è la più importante kermesse cinematografica del mio paese, una Cannes ceca direi. In quell’edizione (tenutasi tra il 6 e il 19 luglio, ndr) venne premiato per La vita agra, e mi notò, dopodichè decise di scritturarmi per un progetto dal titolo L’armata Sagapo’, che avrebbe dovuto raccontare della campagna dell’esercito italiano in Grecia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Lizzani mi consegnò la sceneggiatura, che consegnai all’unica agenzia per attori esistente all’epoca a Praga, la Filmexport. Loro l’hanno tradotta tutta (era in italiano ovviamente), l’hanno “approvata” e mi hanno permesso quindi di recarmi in Italia per girare il film. Pochi giorni dopo partii per Roma.

Il film, purtroppo, non venne realizzato…

No, peccato. Quando infatti Carlo si rese conto che il film non sarebbe più partito, mi presentò un agente cinematografico, grazie al quale ebbi fortunatamente altri lavori.

Che clima si respirava nella Cecoslovacchia pre-primavera di Praga? Il governo comunista era repressivo, oppure concedeva delle libertà vantaggiose per i cittadini?

Noi della compagnia teatrale avevamo ottimi vantaggi, ci lasciavano viaggiare all’estero ad esempio per motivi di lavoro. Ci potevamo recare ai vari festival di cinema europei, e avevamo un doppio passaporto, privato e di lavoro! Ovviamente per i dissidenti del regime la vita era molto più difficile. Penso al commediografo del teatro dove recitavo, Vaclav Havel, che era molto perseguitato dal governo!

Dopo la chiamata di Lizzani lei si trasferì definitivamente in Italia?

No, per un certo periodo facevo avanti e indietro. Dopodichè mi sono stabilita qui più o meno durante la Primavera di Praga.

Qual è il suo primo film girato da noi?

Passò un po’ di tempo e arrivò una proposta per un film con Claudio Villa protagonista, dal titolo Granada addio. Ne parlai con Lizzani che mi disse “fallo tranquillamente, che vanno di moda questi film musicali”. Allora recitai in questo film, dove vestivo i panni della figlia di Villa. Claudio si sentiva un principino, molto pieno delle sue capacità canore. In quel film recita anche Raimondo Vianello che era una persona straordinaria! Dopo quello girai altri film, un paio di spaghetti-western, E’ stato bello amarti con Andrea Giordana, e poi El “Che” Guevara di Paolo Heusch. In quel periodo ero molto ricercata per i musicarelli, girai anche Il ragazzo che sorride nel 1969 con Al Bano. Anche quello un film carino. Di recente ci siamo incontrati anche a una fiera del vino, perché ne siamo entrambi produttori.

Nel 1970 recita a fianco di Nicola Di Bari ne ‘La ragazza del prete’

Di quel film ricordo con affetto Nicola, che era una persona carinissima ed educatissima. Devo dire che mi sembrava un po’ spaesato a Roma, dove era ambientata la pellicola, forse l’entusiasmo di fare un film da protagonista, chi lo sa… Io avevo avuto da poco mia figlia, e molte sere veniva a cena a casa mia, diventammo amici. Dopo il film ci perdemmo di vista, ma posso assicurare che era una persona di valore! Ricordo che anche il regista Domenico Paolella era di una gentilezza pazzesca.

C’è stato per caso qualche film che lei ha rifiutato in quel periodo?

Fui costretta a rifiutare La moglie più bella di Damiano Damiani in quanto incinta di mia figlia Clara, che ebbi da Gianni Garko, l’attore con cui ho vissuto per anni. Il mio ruolo lo interpretò l’allora giovanissima Ornella Muti. Quando poi rimasi di nuovo incinta quattro anni dopo rifiutai Paolo il caldo di Marco Vicario. Avevo fatto il provino e l’avevo superato, ma la gravidanza non mi permise di affrontare il set, e anche stavolta, per ironia della sorte, venni sostituita dalla Muti! (ride). Un rifiuto di cui mi pento amaramente è stato Morte a Venezia di Visconti, per un consiglio stupido al quale non avrei dovuto dare ascolto.

Nei primi film veniva doppiata o recitava con la sua voce?

Ero doppiata specialmente all’inizio, quasi sempre da Micaela Esdra. Nei film successivi, specialmente quelli degli anni settanta, ho spesso recitato in presa diretta, senza doppiaggio.

Mi dica qualcosa in più su ‘Contronatura’ di Amasi Damiani

Se devo essere sincera lo ricordo come un film senza né testa, né coda. Lo girammo in uno scantinato a Livorno, credo di non aver nemmeno ultimato le mie scene. Era la storia di due finte lesbiche che venivano sequestrate. Non ricordo altro della trama, purtroppo.

E’ un film introvabile!

Ma non credo neanche di averlo visto. Lo accettai perché la sceneggiatura mi sembrava convincente. Meno lo è stato il film a girarlo!

Di tutti i film che ha realizzato, a quale è più affezionata?

Non credo di avere film preferiti tra quelli che ho girato. Conservo sempre bei ricordi di quasi tutte le mie esperienze. Se devo sceglierne uno, forse direi La rosa rossa di Franco Giraldi. Quello è un film che ho amato molto, davvero.

Nel 1985 recita una piccola parte in ‘Fracchia contro Dracula’. Che ricordo ha di Paolo Villaggio?

Era un tipo geniale, di grande creatività. Ero molto amica di Neri Parenti, il regista, che mi chiese di interpretare questo piccolissimo ruolo della fidanzata di Fracchia e accettai.

C’è una scena divertentissima che ogni volta mi fa piegare in due dalle risate. Fracchia emette dei versi buffi fuori campo e noi tutti crediamo che stia finalmente facendo l’amore con la ragazza. Invece quando l’inquadratura lo riprende scopriamo che invece sta soltanto mangiando dei cioccolatini!

Beh, questo era Paolo Villaggio. Solo lui era capace di realizzare queste trovate!

Ha mai conosciuto Fellini?

Sì, in alcune occasioni. Era una persona di grande carisma.

A quali personaggi del cinema italiano è stata più legata?

Nell’ambiente ho avuto modo di conoscere tutti i più grandi del cinema, anche quelli con cui non ho avuto collaborazioni professionali, come Antonioni, Bertolucci e altri. Un altro personaggio del quale conservo un ottimo ricordo, con cui però ho girato un film, è stato Tony Musante: insieme abbiamo girato Notturno (1983). Insomma, di grandi personaggi ne ho incontrati, da questo punto di vista credo di essere abbastanza soddisfatta!

Per quale motivo nei primi anni Novanta, dopo alcuni lavori in televisione, abbandona la carriera?

Un giorno sono andata a vivere in campagna con il mio compagno, un architetto, e ho fondato l’azienda di vino, come ho già accennato. Avevo quarantacinque anni e mi sono detta, “ormai sono giunta a un’età e non mi daranno più ruoli!”. A dire il vero mi arrivavano ancora copioni, proposte, ma non mi convincevano più, rifiutavo sempre. E quando arrivi a cinquant’anni, forse cominci a “ragionare”.

Però nel 1998 gira ancora due film, uno di Vlado Balco e ‘Monella’ di Tinto Brass

Quello fu il mio temporaneo ritorno al cinema, che fu peraltro funestato da un grave problema: nella produzione di quel film c’era anche mio figlio, e durante le riprese lui ebbe un grave incidente stradale, rischiò di morire. Girai lo stesso il film di Brass, perché ormai avevo firmato il contratto, ma fu una situazione difficile. Tra l’altro in Monella sono l’unica attrice a non spogliarsi!

In questi ultimi vent’anni si è dunque dedicata interamente alla vita privata

Sì, fatta eccezione per Concerto barocco, un film televisivo che ho girato a Praga qualche anno fa. Negli ultimi anni mi sono dedicata anche alla pittura; ho esposto alcuni miei quadri anche a Londra, in una mostra di artisti italiani.

Avremo modo di rivederla al cinema? Ci dia qualche speranza!

Mi rivedrete… ho accettato una parte per un film ceco che verrà diretto da un giovane regista praghese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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