“Il collezionista di carte” di Paul Schrader

di Aldo Viganò.

A settantantacinque anni, lo sceneggiatore e regista Paul Schrader trova l’appoggio di Martin Scorsese – l’autore che egli contribuì a lanciare internazionalmente con Taxi Driver – per produrre (insieme ad altri) un suo nuovo film sul senso di colpa; ma questa volta il protagonista di Il collezionista di carte (in originale più chiaramente The Card Counter) affonda le radici dei propri complessi non solo, come sovente “calvinisticamente” gli accadeva, su eventi individuali (i riferimenti, da America Gigolò ad Affliction sono innumerevoli), ma queste si diramano anche nei meandri della Storia con la esse maiuscola.

Uscito di prigione, dove ha trascorso più di otto anni per aver preso parte da militare alle esibizionistiche torture e al massacro dei prigionieri nel carcere iracheno di Abu Ghraib (molto simile a quello che era contemporaneamente in corso a Guantanamo), infatti, William Tillich detto “Tell” (ma nei suoi silenzi non c’è mai nulla di eroico o di patriottico) deve affrontare sia il rimorso per quello che ha fatto secondo la cronaca, sia il bisogno di perdonarsi aiutando il prossimo nella persona di un ragazzo che gli chiesto aiuto.

Uomo schivo e laconico, William (affidato alla recitazione underplaying di Oscar Isaac) cerca subito di mettere a frutto al tavolo di gioco le uniche cose che ha veramente imparato in carcere, da lui vissuto come una vacanza: cioè, “contare le carte” e capire le reazioni di colui che gli sta seduto di fronte.

Con queste capacità, egli riesce a campare tranquillamente, preoccupandosi comunque di non dare mai nell’occhio con vincite troppo eclatanti e vivendo nell’anonimato di modesti motel periferici.

Accade però che ben presto almeno due persone si accorgano di lui. Il primo a notarlo è il giovane Cirk (interpretato da Tye Sheridan) che lo riconosce come ex collega di suo padre, suicidatosi per le malefatte compiute al servizio di un ancora potente ufficiale, rimasto sinora fuori dalle inchieste sulle malefatte compiute – sotto i suoi ordini – dai propri subalterni. Il giovane Cirk, (“con la C al posto della K” ci tiene a sottolineare), quindi, chiede al nostro “Guglielmo Tell” di aiutarlo a uccidere il Maggiore Gordon (poco più di una comparsata di Willem Dafoe). Ma William dapprima rifiuta; anche se poi, ripensandoci, cambia idea e accetta di aiutarlo, pagando i suoi debiti con i soldi fattigli balenare davanti dall’altra persona che di è interessata di lui: La Linda (Tiffany Haddisch),  una talent scout dei tavoli da poker che ora gli propone di entrare nel ricco circuito dei suoi finanziatori.

Accompagnatosi con Cirk e sorvegliato dappresso da La Linda, William cambia lentamente il modo di vivere (giungerà anche a rompere la sua lunga “castità”, andando a letto con la sua finanziatrice) e, quando apprenderà che Cirk è andato a farsi uccidere da Gordon, non esiterà ad abbandonare l’ultimo tavolo del torneo di poker che sta vincendo per andare a sfidare  il suo ex comandante ad un duello all’ultimo sangue.

Paul Schrader racconta con stile limpido, quanto privo di esibizionismo, lo svolgimento di questa quadrangolare avventura esistenziale, valorizzando un linguaggio forse un po’ ripetitivo e a volte anche noioso, ma sempre molto classico e controllato. Il triangolo tra eventi privati, evocazione dell’inferno di Abu Ghraib e sfide intorno ai tavoli verdi delle case da gioco si risolve così nel dare al film un andamento ieratico, quasi religioso anche nei suoi esiti (il duello finale tra Oscar Isaac e Willem Dafoe si svolge tutto dietro a una porta chiusa) e soprattutto nella sequenza finale che, riprendendo quella di American Gigolò, si sublima nella figurativa eleganza “michelangiolesca” degli indici dei due protagonisti (Isaac e Haddish) che si toccano sul vetro di separazione del parlatorio: rendendo così fin troppo esplicito il riferimento salvifico del contatto tra Dio Padre e l’Uomo nel Giudizio Universale.

 

 

IL COLLEZIONISTA DI CARTE

(The Card Counter, USA e Svezia, 2021) regia e sceneggiatura: Paul Schrader – fotografia: Alexander Dynan – musica: Robert Levon Been – Giancarlo Vulcano – scenografia: Ashley Fenton – costumi: Lisa Madonna – montaggio: Benjamin Rodriguez jr. – interpreti e personaggi: Oscar Isaac (William “Tel” Tillich), Tiffany Haddish (La Linda), Tye Sheridan (Cirk Beauford), Willem Dafoe (mag. John Gordon). Distribuzione: Lucky Red – durata: un’ora e 52 minuti

 

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