di Aldo Viganò.
Cinque anni dopo la fine della Guerra di Secessione, il capitano confederato Jefferson Kyle si guadagna da vivere girando per il paese con la proposta, in cambio di pochi spiccioli, della lettura pubblica e sceneggiata dei giornali texani e non solo.
Nella cornice di questa efficace idea narrativa – che fa del Capitano un collega “in minore” di Charles Dickens, il quale solo pochi anni prima si era arricchito anche negli Usa con una serie di affollatissime conferenze teatralizzate dedicate ai suoi celebri romanzi -, il regista inglese Paul Greengrass raccoglie questo suo anomalo western (in originale “News of the World”), che ha i propri punti di forza nella recitazione underplaying e sempre raffinata di Tom Hanks, nonché nella valorizzazione della giovanissima attrice tedesca Helena Zengel (classe 2008).
Il reduce e la bambina s’incontrano sui sentieri del West. Lei ha dieci anni ed è figlia di genitori tedeschi uccisi dai pellerossa Iowa, i quali poi l’hanno allevata facendone una piccola selvaggia. Lui è sposato con una donna texana che non vede da anni a causa della sua vita raminga.
I due protagonisti parlano lingue diverse e mal sopportano la convivenza cui sono stati costretti dai soldati nordisti, quando questi hanno appreso che gli unici parenti della fanciulla, trovata accanto ai cadaveri della coppia indiana (uccisa dai bianchi) da cui è stata allevata, abitano poco lontano dalla casa di lui a San Antonio.
Come si addice a un western, il lungo viaggio verso casa ha dunque inizio in una landa brulla e assolata, nella quale il pericolo è sempre presente..
Si tratta di un percorso pieno di insidie, fatto su un carro tirato da un solo cavallo (con un altro di scorta legato dietro), durante il quale il nemico può sempre concretizzarsi: sia negli esseri umani sbandati dal dopoguerra, sia nella furia degli eventi naturali. Ecco allora che a vivacizzare il tragitto di formazione pedagogica del barbuto Tom Hanks e della bionda Helena Zengel si alternano sequenze d’azione (quali la sparatoria tra le rocce con un terzetto di rinnegati che vorrebbero mettere le mani sulla bambina o quella che consegue alla volontà di vendetta che rende rabbioso il capo di una banda di scuoiatori di bisonti, dopo che si è visto rifiutare dal Capitano la lettura di una personalizzata e auto-elogiativa versione del proprio ruolo di leader di un villaggio di sbandati) ad altre che descrivono il paesaggio attraversato o si soffermano su incidenti di viaggio quali la morte dei cavalli che precipitano in un burrone con il carro o l’arrivo imprevisto di una tempesta di sabbia, da cui i due sono salvati dagli indiani dei quali la bambina parla la lingua.
Lo schema narrativo proposto dalla sceneggiatura è, dunque, quello classico del western, in cui i protagonisti, appartenenti a diverse generazioni, imparano reciprocamente a conoscersi e apprendono cosa è la vita.
Ma il regista Greengrass (noto soprattutto per un film sull’Irlanda, “Bloody Sunday”, e per la dinamica trilogia con Matt Damon dedicata a “Jason Bourne”) dimostra di avere non poca difficoltà a gestire tale schema entro il linguaggio prescelto del “genere”.
Il suo problema è di carattere insieme strutturale e formale.
Da una parte, infatti il film procede per sequenze giustapposte che stentano a individuare una unitaria visione estetica del racconto, passando senza un preciso legame di continuità dal buio realismo delle sale in cui il pubblico si affolla per ascoltare la lettura dei giornali, agli assolati dialoghi attraverso i quali si costruisce il progressivo legame sentimentale tra l’uomo e la bambina; senza che sullo schermo si definisca una vera unità figurativa tra il paesaggio e i personaggi che lo attraversano.
Dall’altra, anche l’ambientazione storica (il film è precisamente datato 1870) sfugge di continuo al centro dello sguardo del regista che non solo sovente la dimentica, ma soprattutto stenta a trovare un continuità tra i campi lunghi sul paesaggio attraversato e i troppi primi piani dedicati al rapporto pedagogico tra i due protagonisti; lasciando così che il film scivoli progressivamente in un melenso sentimentalismo senza tempo che culmina nel finale quando il Capitano rivela di non essere più tornato a casa sapendo che la moglie era già già da tempo morta di colera e decide allora di liberare la Bambina, che gli zii trattano come un animale, per farne la sua assistente nel proseguimento delle sue piccole rappresentazioni pubbliche.
Del resto, pur con tutta la sua buona volontà, è un dato di fatto che nel corso del suo svolgimento il film di Greengrass si pasticcia alquanto, sbandando continuamente nei toni e procedendo a zig zag nel progetto narrativo; dimostrando ancora una volta la oggettiva difficoltà dei registi non americani a gestire il western nei termini epici e dinamici che più nobilmente lo contraddistinguono, senza cadere o nel gusto della violenza fine a se stessa (vedi il western all’italiana) o nel sentimentalismo della rappresentazione di uno spazio solo scenografico e fondamentalmente vuoto di senso, come in questo caso.
NOTIZIE DEL MONDO
(News of the world, Usa – 2020) regia:Paul Greengrass – soggetto: dal romanzo omonimo di Paulette Jiles – sceneggiatura: Luke Davies e Paul Greengrass – fotografia: Dariusz Wolski – musica: James Newton Howard – scenografia: David Crank – costumi: Mark Bridges – montaggio: William Goldenberg. interpreti e personaggi: Tom Hanks (cap. Jefferson Kyle Kidd), Helena Zengel (Johanna Leonberger), Elizabeth Marvel (Gannett), Mare Winningham (Jane), Neil Sandilands (Wilhelm Leonberger), Chukwudi Iwwji (Charles Edgefield), Christopher Hagen (Durand), Thomas Francis Murphy (Merritt Farley). distribuzione_ Universal Pictures e Netflix – durata: un’ora e 58 minuti