di Aldo Viganò.
Ambientato tra Bucarest e le Canarie, con un happy end tra le luci da luna-park di Singapore, “La Gomera – L’isola dei fischi” è un thriller dall’andamento narrativo ondivago tra poliziesco e commedia, tra rappresentazione della violenza armata e situazioni che ammiccano alla comicità. Un film curioso e non sempre facilmente comprensibile nello sviluppo della sua trama; ma anche un’opera certo non priva di interesse e molto coinvolgente sul piano visivo, grazie anche alla bella presenza di Catrinel Marlon.
Nel carcere di massima sicurezza di “La Gomera” (la più piccola e più orientale isola Delle Canarie) è rinchiuso un giovane mafioso, nei confronti del quale nutrono una concorrente attenzione sia i rappresenti della malavita, sia la polizia locale, sia quella della lontana capitale della Romania, terra d’origine del quarantaquattrenne regista Corneliu Porumboiu.
L’argomento principale di questo interesse collettivo per il mite recluso è offerto dai 30 milioni di euro che si ritiene siano rimasti nelle sue mani, dopo l’uccisione del fratello, il quale faceva parte della banda criminale che li aveva rapinati.
Al fine di impadronirsi di questo bottino, la malavita ha organizzato un piano alquanto arzigogolato che consiste nel corrompere un poliziotto rumeno che ancora indaga sul furto; invitarlo a La Gomera per insegnargli l’antico linguaggio dei fischi ormai poco noto anche da quelle parti; metterlo in contatto con la ragazza del prigioniero che a quanto sembra vorrebbe liberarlo e che, soprattutto, questo linguaggio conosce molto bene e utilizzare questa forma di comunicazione non verbale per mettere a punto i dettagli di un equa spartizione del denaro.
Tutto programmato. “Scientificamente”, direbbero “I soliti ignoti”. Ma, inevitabilmente, le cose poi non vanno proprio come previsto. Innanzitutto, si scopre che la diretta superiore del poliziotto si dà un gran da fare anche lei per mettere le mani su almeno una parte del bottino. Poi ci sono i doppigiochi dei malavitosi, nonché quelli della polizia locale e del losco proprietario del motel, il quale sa che i soldi sono nascosti in due materassi.
In questo clima in cui non c’è da fidarsi di nessuno (neppure delle mamme, perché il poliziotto corrotto ha una mamma che si sta godendo la pensione del marito tra i fiori delle Canarie), l’intrigo poliziesco procede, nel rispetto del “genere”, con inseguimenti e improvvisi cambi di rotta, sino a una sanguinosa sparatoria finale nel corso della quale molti muoiono, altri tradiscono e qualcuno scopre l’amore.
Ogni tanto sembra di essere più dalle parti di Tarantino che da quelle del cinema rumeno che sta andando per la maggiore nei festival occidentali. Il rimescolio dei toni e il rovesciamento dei comportamenti trionfano. La vicenda a volte zoppica un poco. Ma nel complesso, Porumboiu (qui alla regia del suo quinto lungometraggio in carriera) dimostra ancora una volta di saper bene amministrare questo bailamme, valorizzandone il ritmo e la composizione figurativa delle immagini, i colpi di scena e la recitazione degli attori, anche la curiosa idea etnografica del linguaggio dei fischi che risuonano, tra le colline e le costruzioni cittadine moderne; nel silenzio minaccioso di una lotta di tutti contro tutti, della quale, infine, saranno i “buoni” a goderne meritatamente i benefici..
.
La Gomera – L’isola dei fischi
(La Gomera – Romania, Francia, Germania – 2019) regia e sceneggiatura: Corneliu Porumboiu – fotografia: Tudor Mircea – scenografia: Simona Paduretu – montaggio: Roxana Szel. interpreti e personaggi: Vlad Ivanov (Cristi), Catrinel Marlon (Gilda), Rodica Lazar (Magda), Antonio Buil (Kiko), Julieta Szonyi (madre di Cristi), Agusti Villaronga (Paco), Cristobal Pinto (Carlito), Sabin Tambrea (Zsolt), David Agranov (Denis). distribuzione: Valmyn Distribution – durata: un’ora e 37 minuti