TFF 2019 – “The Last Porno Show” di Kire Paputts

di Renato Venturelli.

Un film porno viene proiettato su uno schermo. Poi, nel bel mezzo di una scena hard, la cinepresa arretra, rivela la sala in cui il film viene proiettato, passa attraverso i tendaggi, esce nell’atrio e scopre alla cassa l’anziano proprietario del cinema, morto sul lavoro…

Comincia così “The Last Porno Show”, bizzarra commedia canadese imperniata su un giovane aspirante attore che è anche il figlio del gestore porno morto a inizio film. Appena riceve la sala di quartiere in eredità, pensa immediatamente di rivenderla a uno speculatore immobiliere insieme agli appartamentini che la circondano. Ma poi s’immerge a poco a poco in quel clima, viene sommerso dai ricordi del padre, rievoca i tempi dell’infanzia, il rapporto controverso di odio/amore nei confronti della figura paterna.

Soprattutto, scopre che quei ricordi possono essergli utili per il film “d’arte” che sta cercando di interpretare e che prevede una scena di sesso piuttosto esplicita. E siccome il suo insegnante di recitazione invita i suoi allievi a cercare dentro di sé le motivazioni dei personaggi, il protagonista cambia idea, rinuncia a vendere il cinema, addirittura si sostituisce al padre come cassiere ed esercente, scopre che l’uomo non era solo il gestore della sala, ma anche l’interprete di molti film che proiettava…

E’ certo curioso che il festival torinese proponga nella stessa edizione sia questo film sia “The Projectionist” di Ferrara, sul proiezionista cipriota che ha gestito catene di sale porno newyorkese. Va però detto che in questo caso il meccanismo di riflessione sul cinema resta in una dimensione abborracciata e un po’ goliardica, e soprattutto sembra riservare le sue frecciate più maligne alle velleità dei registi indie e agli insegnanti di recitazione in stile “metodo”. Con un clima vagamente ispirato a certo cinema anni settanta e agli autori dichiarati del regista (da John Waters a Harmony Korine), ma anche con una voglia di immergersi davvero in situazioni spiazzanti: come appunto inserire autentiche scene hard all’interno di una narrazione tradizionalissima sul rapporto irrisolto tra un figlio incerto e un padre defunto. Dall’autore di “The Last Pogo Jumps Again”, documentario sul punk rock nella Toronto di fine anni ’70.

 

Postato in 37° Torino Film Festival.

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