“Soldado” di Stefano Sollima

di Aldo Viganò.

Il polveroso deserto tra il Texas e il Messico sorvolato da rombanti elicotteri e attraversato da silenziose automobili cariche di uomini armati. Migranti disperati che su pullman ammaccati cercano di attraversare il confine in cerca di lavoro, pagando molti dollari a chi li aiuta a farlo. Il governo statunitense che accusa questi trafficanti di uomini e di droga di fare da tramite a terroristi dell’Isis pronti a farsi saltare in aria tra la folla di un supermercato di Kansas City. Agenti segreti pronti a tutto per rispettare gli ordini superiori di porre fine a questo pericolo che viene da sud.

L’azione innanzitutto e con essa anche la forza visiva delle immagini che la descrivono e la sottendono.

“Soldado”, primo film americano di Stefano Sollima (cinquantenne figlio di Sergio e già autore degli ottimi “ACAB” e “Suburra”), non fa mistero di collocarsi sulla scia di “Sicario” del coetaneo Denis Villeneuve, ereditandone il titolo originale e i personaggi principali (quelli interpretati, in entrambi i film, da Benicio del Toro, Josh Brolin e Catherine Keener), ma non si adagia affatto nel solco tranquillizzante del “remake”. Pur ricco di consapevoli citazioni visive (bastino tra tutte le numerose riprese dall’alto sui “serpenti” composti dalla auto in corsa), quello di Sollima è un film personale e tutto coniugato nell’autonomia del linguaggio cinematografico.

Un’opera forte e suggestiva, che conferma appieno le doti migliori dei suoi film precedenti.

Come si conviene alla più nobile tradizione del cinema classico, in “Soldado” sono le immagini che determinano i personaggi e definiscono le situazioni. Ed entrambi, personaggi e situazioni, esistono interamente nella concretezza di ciò che avviene sullo schermo.

Dopo il sanguinoso attentato al supermercato, il governo statunitense ordina ai propri servizi segreti di interrompere in ogni modo il flusso di migranti dal Messico e  l’agente della Cia Josh Brolin non riesce a escogitare di meglio, per far cessare quel losco traffico, di mettere uno contro l’altro i “cartelli” della droga che quel traffico controllano. Per questo, ritrovato il suo sodale Benicio del Toro, decide di rapire la figlia del potente boss di uno di questi “cartelli”, facendone ricadere la colpa su un “cartello” rivale. Presto e fatto. Senza però tener conto che esiste anche la polizia messicana, la quale si mette in mezzo.

Ne nasce una strage, che mette in imbarazzo il governo USA e provoca la momentanea separazione dei due amici.

Accade così che, mentre in un clima visivo sempre più simile a quello di un western autunnale, Benicio del Toro si trova da solo a cercare di portare in salvo la ragazzina rapita, Josh Brolin riceve l’ordine superiore di eliminare entrambi i fuggitivi, perché si è scoperto che gli autori dell’attentato al supermercato condotto con i metodi dell’Isis sono in realtà dei cittadini americani.

La situazione s’ingarbuglia così sempre più, lasciando trasparire in filigrana tutto il cinismo e l’improvvisazione che caratterizzano anche le più sofisticate guerre tecnologiche contemporanee.

Non c’è, però, nulla di didascalico o di esplicitamente allusivo alla politica dell’attuale governo Usa in “Soldado”. Donald Trump non viene mai citato e anche il muro sul confine meridionale degli Stati Uniti è solo una pur forte presenza visiva. I personaggi non sono mai detti, ma esistono e si definiscono solo in base a quello che fanno. E anche se ciò corre il rischio, soprattutto nella prima parte, di rendere non immediatamente comprensibile lo sviluppo dell’azione, fatta di ellissi narrative e di bruschi salti temporali, nel suo film Sollima non cessa mai di affermare con autorevolezza il primato dello sguardo cinematografico. Solo accettando questa prospettiva, infatti, sarà possibile allo spettatore di cogliere e apprezzare la melanconica carica ideologica e politica che sottende “Soldado”. Ed uscire dalla visione del film, essendo grati a Sollima di aver riportato il cinema al centro non solo della sua esperienza audio-visiva, ma anche di quella della definizione e della comprensione del senso delle immagini che scorrono su un grande schermo..

 

 

SOLDADO

(Sicario. Day of the Soldado,  USA – 2018) regia: Stefano Sollima – sceneggiatura:Taylor Sheridan – fotografia: Dariusz Wolski – musica: Hildur Guõnadóttir – scenografia: Kevin Kavanaugh – montaggio: Matthew Newman. interpreti e personaggi: Benicio del Toro (Alejandro Gillick), Josh Brolin (Matt Graver), Isabel Moner (Isabela Reyes), Jeffrey Donovan (Steve Forsing), Maniel Garcia-Rulfo (Gallo), Elijah Rodriguez (Miguel Hernandez), David Castaňeda (Hector), Catherine Keener (Cynthia Foards), Matthew Modine (James Ridley), Shea Whigham (Andy Wheeldon), Ian Bohen (Carson Wills). distribuzione: 01 Distribution – durata: due ore e due minuti

 

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