di Aldo Viganò.
Era stato Robin Williams a proporre a Gus Van Sant di mettere in scena la biografia di John Callahan (1951-2010): il celebre disegnatore umoristico “politically incorrect”, alcolista incallito, immobilizzato su una carrozzella da quando aveva 21 anni a causa di un incidente automobilistico. Ma poi, solo dopo la morte di Williams, il progetto fu liberamente ripreso in mano dal regista di Will Hunting, il quale ne ha personalizzato l’impostazione, relegandone in secondo piano l’originaria impostazione da “biopic” per privilegiare invece il ritratto ravvicinato di un uomo diventato disabile, ma sempre testardamente innamorato della vita, che si porta però dietro l’ossessione di essere stato abbandonato sin dalla nascita da una madre di cui sa solo (non si sa come) che era “irlandese, rossa di capelli e faceva la maestra”.
Con una struttura narrativa cadenzata da un montaggio teso continuamente a smontarne lo sviluppo cronologico, il film mescola così il racconto della ripetuta caduta e del difficile riscatto dall’alcolismo del protagonista, con il suo punto di vista soggettivo sulla propria esistenza, scomponendo di fatto lo spunto biografico in una serie di flash-back.
Ossessionato dalla propria origine senza radici famigliari, ossessione che usa sovente come un alibi della propria dedizione all’alcol sin dalla pubertà, John Callahan parla di sé ad alcuni ragazzi che lo hanno soccorso dopo la caduta dalla carrozzella lanciata come al suo solito a folle velocità, ma anche al pubblico di amici e ammiratori, che affolla un teatro per ascoltarlo quando è diventato ormai famoso; e soprattutto traccia una possibile via di rigenerazione individuale, dialogando con il guru omosessuale e malato di aids del gruppo di alcolisti, cui egli ha scelto di far parte dopo i mesi trascorsi in ospedale per aggiustarsi le ossa rotte nell’incidente occorsogli una sera in macchina in stato di ebbrezza, al fianco di un occasionale compagno di sbronza che si era addormentato al volante.
Il racconto biografico diventa così la traccia lungo la quale Gus Van Sant articola sullo schermo il complesso percorso di Callahan verso la consapevolezza di sé. Un tragitto esistenziale che assume ben presto la connotazione di un viaggio spirituale in stile “new age”, dove la realtà si mescola continuamente con il misticismo, trovando uno sbocco concreto soprattutto nel piacere di disegnare sulla carta vignette umoristiche, le quali dividono subito i lettori dei giornali su cui sono pubblicate tra ammiratori entusiasti e accaniti detrattori.
Fedele al suo modo sempre un po’ indiretto di fare del cinema, Van Sant dilata così il proprio discorso verso dimensioni universali, trovando in Joaquin Phoenix un protagonista disposto ad assecondarlo (forse anche nel miraggio della vittoria di una probabile statuetta dell’Oscar) in tutte le sue scelte più estreme: dalle sbronze, solitarie o in compagnia, alla parziale rigenerazione fisica, sino all’elaborato e non facile recupero della sessualità con un corpo paralizzato dalla vita in giù.
Nonostante il suo misticismo di fondo, il tono di Don’t Worry (traducibile in “Non ti preoccupare”) resta, comunque, sempre molto concreto e realistico, rifuggendo sia dal pietismo pur sovente sfiorato, sia dalla tentazione di dare scandalo. Ed è proprio su questo incrocio degli opposti che Van Sant trova la via di far coincidere lo spirito, sovente ermetico, della comicità delle vignette di Callahan con quello di un film, pur ridondante e non sempre di facile lettura, come questo volutamente ambientato nel suo amato Oregon.
DON’T WORRY
(Don’t Worry. He Won’t Get Far on Foot, USA 2018) regia e sceneggiatura: Gus Van Sant – soggetto: Gus Van Sant, Jack Gibson, William Andrew Eatman, dalla biografia di John Callahan – fotografia: Christopher Blauvelt – musica: Danny Elfman – scenografia: Jahmin Assa – costumi: Danny Glicker – montaggio: Gus Van Sant e David Marks. interpreti e personaggi: Joaquin Phoenix (John Callagan), Jonah Hill (Donnie), Rooney Mara (Annu), Jack Black (Mike), Mark Webber (Mike), Beth Ditto (Reba), Udo Kier (Hans), Carrie Brownstein (Suzanne), Ron Perkins (Morton Kimble), Kim Gordon (Corky), Heather Matarazzo (Shannon), Steve Zissis (Elias). distribuzione: Adler Entertainment – durata: un’ora e 53 minuti