di Renato Venturelli.
Ancora una trasferta difficile per Asghar Farhadi, il regista di “Una separazione” e “Il cliente” che viene chiamato a inaugurare Cannes 2018 col suo ultimo film girato in Spagna. Il meccanismo è esteriormente quello consueto del regista, con un episodio imprevisto che arriva a turbare la vita quotidiana di un gruppo e innesca a poco a poco un processo in cui si scende in profondità nei rapporti sociali e familiari, oltre che nell’interiorità delle persone. Quello che difetta è la forza di questa tentacolare discesa agli inferi, anche se “Todos lo saben” resta un film comunque più che dignitoso.
Stavolta c’è Penelope Cruz che torna al suo paese in Spagna insieme ai due figli, per il matrimonio di una parente. Ma la figlia viene rapita, e comincia a crescere il gioco dei sospetti. La ragazzina è davvero stata rapita? Nel misterioso rapimento ci sono di mezzo la stessa Penelope Cruz insieme al marito argentino squattrinato (Ricardo Darin)? O c’è sotto una trama della famiglia spagnola, in un gioco di sordi rancori sotterranei e di meschine avidità? E perché tutto sembra congiurare perché i soldi del riscatto ce li metta Javier Bardem, l’ex della Cruz ancora legato a lei da mille fili, che ha tra l’altro costruito le sue fortune di viticultore comprando i terreni della donna a un prezzo inferiore al loro valore?
Farhadi mantiene la struttura tipica dei suoi film, partendo dall’episodio per svelare a poco a poco rapporti più profondi e complessi, sia sul piano umano sia su quello sociale. Ma qui è tutto più artificioso, non c’è la struttura di una società e una cultura che si rivela lentamente insieme ai suoi personaggi, mentre finisce per affermarsi soprattutto il congegno narrativo in sé. Qualcuno addirittura lo accusa di essere partito da materiale tragico per poi sprofondare in una sorta di soap. Già la sua trasferta parigina di “Il passato” non aveva completamente convinto: di certo, la formula di Farhadi sembra difficile da esportare.