Festival di Cannes 2018 – “Ash Is Purest White” di Jia Zhang-ke

di Renato Venturelli.

Arriva uno dei primi grandi film di Cannes 2018, diretto da quel Jia Zhang-ke che aveva già vinto il Leone d’oro a Venezia per “Still Life” (2006), era stato premiato poi a Cannes per “Il tocco del peccato” (2013) e aveva ulteriormente approfondito il tema delle trasformazioni epocali nella Cina contemporanea in “Al di là delle montagne” (2015).

Anche in questo caso il suo racconto si svolge secondo un lungo arco temporale, facendo percepire innanzitutto il rapporto tormentato tra l’identità dei protagonisti e quella dell’intera Cina. Al centro, la figura di una giovane donna, bella e sicura di sé, che nel 2001 si muove sinuosa in una bisca affiancando il suo compagno, un gangster in ascesa nel mondo della malavita. Ma gli scenari del mondo criminale sono in rapida evoluzione, e una sera l’auto in cui stanno viaggiando i due viene circondata da un gruppo di motociclisti, che trascinano via l’uomo e cominciano a picchiarlo selvaggiamente. Per salvarlo, la donna scende a sua volta dall’auto e spara in aria alcuni colpi di pistola, disperdendo gli aggressori.

Da quel momento comincerà il suo calvario: viene accusata di porto d’armi illegale, rifiuta di coinvolgere il suo compagno, viene condannata a cinque anni di reclusione. E quando torna il libertà, comincia un lungo viaggio attraverso una Cina desolata e completamente trasformata, cercando di sopravvivere per raggiungere l’uomo per cui si è sacrificata, e che adesso s’è rifatto una vita con una nuova compagna, senza alcuna intenzione di riprendere il rapporto con lei.

“Questo film combina la finzione con la registrazione della realtà. E’ intriso della vita dell’uomo che sono a 46 anni. Racconta una storia tragica, ma senza lacrime”, dice Jia Zhang-ke. Il quale prosegue ulteriormente in una combinazione di una vicenda individuale e intimista, di affresco storico, di racconto di genere, facendo percepire profondamente lo scorrere del tempo, la trasformazione dei soggetti e del mondo esterno, in un contesto sociale che divora gli individui, tra paesaggi industriali desolati ed edifici lussuosi per nuovi ricchi.

Un film che procede narrativamente a strappi, ma con una potenza che gli deriva anche da questo rapporto con una narrazione al tempo coinvolgente, popolare, e così autoriale da riflettere anche su se stessa e l’opera precedente del regista. E con una meravigliosa interpretazione da parte di Zhao Tao, eroina del XXI secolo proiettata in un mondo in continua trasformazione, al tempo stesso assolutamente legato alle radici cinesi ma anche simile a certi personaggi della Hollywood anni ’30, nel dramma di una società – e di un cinema – in continuo movimento, crudele e grandiosa al tempo stesso.

 

 

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