di Juri Saitta.
Quest’anno la sezione del Torino Film Festival dedicata al cinema di genere After Hours ha programmato anche un titolo che non appartiene propriamente a tale categoria: “The Disaster Artist” di James Franco, una commedia semi-biografica dallo stile e dalla narrazione assolutamente tradizionali e “mainstream”. Tuttavia, l’inserimento di quest’opera è giustificato dalla vicenda che racconta, incentrata sulla realizzazione di “The Room”, una pellicola del 2003 che – come molti horror, noir e b-movie in generale – fu all’epoca un flop commerciale e critico clamoroso (tanto da essere considerata una delle peggiori della storia del cinema) per poi diventare un cult visto da molti cinefili alle proiezioni di mezzanotte.
Il film di Franco inizia quando il diciannovenne Greg Stestero e l’eccentrico quarantenne (ma la sua età resta un enigma) Tommy Wiseau stringono amicizia a un corso di recitazione di San Francisco e si trasferiscono a Los Angeles per tentare la carriera di attori a Hollywood. Ma dopo una serie di rifiuti, i protagonisti decidono di realizzare un film tutto loro, “The Room”, appunto. A scrivere, dirigere e finanziare la pellicola sarà Tommy Wiseau, il quale ha un grande conto in banca di ignota provenienza che gli permette di coprire i costi di produzione, ma che non ha la minima idea di come si gira un’opera cinematografica. I risultati saranno in un certo senso memorabili.
Tratta dal libro omonimo e autobiografico scritto dallo stesso Greg Stestero insieme a Tom Bissell, quella di Franco è un’operazione simile, almeno per l’idea iniziale, al celebre “Ed Wood” di Tim Burton, pellicola dedicata al “peggiore” regista della storia del cinema.
Ma mentre l’autore di “Big Fish” partiva dalla biografia di Wood per realizzare un’opera assolutamente in linea con la sua poetica gotica e melanconica, Franco adotta uno sguardo più distaccato e un registro più ironico e grottesco, in qualche modo più “leggero”.
Così, se il Wood burtoniano era un cineasta sfortunato, magari bizzarro ma con uno spessore umano a tratti commovente, il Wiseau di Franco rimane un personaggio divertente ma superficiale: un artista senza talento e un uomo capriccioso, misterioso, a volte insopportabile e comunque svitato, che con le sue idee assurde e i suoi atteggiamenti bislacchi genera una serie di gag esilaranti e quasi stranianti. Una figura stramba e leggendaria interpretata dal regista stesso, che con tale ruolo ha una nuova occasione per impersonare in modo estroso un altro personaggio “freak” dopo l’ironico gangster-rapper di “Spring Breakers”.
Ma oltre alle gag e alla notevole performance del protagonista, va notata anche la ricostruzione meticolosa da parte di Franco di alcune sequenze del film di Wiseau: come si può notare dallo split screen finale, le scene riprodotte da “The Disaster Artist” sono molto simili a quelle di “The Room” per attori, scenografie e composizione dell’inquadratura, in quella che è una cura filologica sorprendente.
Tutto ciò in un film non eccezionale ma comunque scorrevole, che grazie agli elementi citati (gag, recitazione, ricostruzione) può soddisfare pienamente i fan di “The Room” e incuriosire chi non l’ha ancora visto. E a volte il cinema può “servire” anche a questo.
The Disaster Artist
(id., USA 2017) Regia: James Franco – Sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael H. Weber – Fotografia: Brandon Trost – Montaggio: Stacey Schroeder – Interpreti: James Franco, Dave Franco, Zoey Deutch, Alison Brie, Kristen Bell, Josh Hutcherson – Durata: un’ora e 38 minuti.