di Aldo Viganò.
Fedeli da sempre all’intento di far rivivere il cinema italiano di “genere” (in questa direzione andavano già i cortometraggi realizzati per “Stracult”), i romani fratelli Manetti (Marco nato nel 1968 e Antonio nel 1970) hanno stentato a lungo prima di trovare il tono vincente, ma nel corso degli anni (essendo anche produttori di se stessi) hanno saputo costruire una loro squadra di lavoro comprendente un manipolo di attori e tecnici, con in primo piano il loro interprete feticcio (il napoletano Giampaolo Morelli) e i musicisti genovesi Roberto Pischiutta (detto Pivio) & Aldo De Scalzi.
Forti del successo televisivo della serie con l’ispettore Coliandro e di quello cinematografico di “Song’e Napule”, ora sembrano aver trovato anche la via per pensare a un tono (il tragicomico) e nel caso del film anche di una lingua (il napoletano).
La novità di “Ammore e malavita” sta nel dichiarato gusto di mescolare più “generi” anche sul piano narrativo. Nel film, che giunge sugli schermi nazionali dopo il buon esito di critica e di pubblico ottenuto alla Mostra di Venezia, c’è la sceneggiata musicale, quella che al cinema era stata di Mario Merola o poi di Nino D’Angelo, ma non più coniugata secondo le modalità del melodramma sentimentale, perché il tono prevalente delle scene cantate da Carlo Buccirosso e Claudia Gerini è quello comico-grottesco: con gli attori divertiti nei ruoli tutti esteriori di un malavitoso, che vuole per un po’ sparire di circolazione, e di sua moglie che finge di piangere sconsolata sulla bara che ne dovrebbe contenere il cadavere canterino. Mentre la parte amorosa è riservata ai giovani Giampaolo Morelli e Serena Rossi, nei ruoli di coloro che fuggono dalla malavita, perché lei (infermiera d’ospedale) ha visto quello che non doveva, e lui, per amore, accetta di darle una mano. Così i “generi” s’intrecciano. E grazie a Plivio & Descalzi lo fanno sul pentagramma musicale: decisamente sopra le righe soprattutto nei toni recitativi quello comico-grottesco; coniugato su sfondo narrativo sentimentale quello che rinvia più esplicitamente al poliziesco “all’italiana”:tradimenti e agguati, inseguimenti e fughe, sparatorie e morti ammazzati.
Ciò che ne risulta è un film ibrido, ma scorrevole. Forse più riuscito nelle sue componenti che privilegiano l’azione e le sparatorie, ma certo molto popolare quando emerge in primo piano quel “côté” comico-farsesco che appartiene alla più consolidata tradizione del cinema italiano. “Ammore e malavita” è in questo senso un film piacevole, anche se non riesce a nascondere una sua certa ruffianeria di fondo. Nello scorrere delle immagini, è vero che si avverte come ai Manetti Bros. piace giocare con i “generi”, ma da questo pur nobile gioco emerge anche l’ombra del cinismo di chi, pur praticandolo, è il primo a non crederci. E ritiene anche suo dovere esibirlo, questo cinismo. Un’ombra che prende infine invadente consistenza nelle ultime sequenze, quando dalla pratica dei “generi” si esce definitivamente per entrare nel campo da sempre più caro agli italiani. Intendo, il didascalismo. Che in questo caso s’identifica con la “spiega” che è insieme sberleffo e consolazione. Come per dire: “scherzavamo, noi siamo molto più intelligenti di quello che avete visto a cui avete creduto; ed ecco la prova”.
Ma, si sa, così facendo si riesce solo a uccidere quei “generi” che si volevano far rivivere. I “generi” cinematografici, comici o drammatici che siano, sono infatti una cosa troppo seria per essere presi in giro. Come tutte le nostre radici ataviche sopportano ogni tradimento, ma non la presunzione di chi pretende di essere più intelligenti di loro. E almeno questo i Manetti Bros dovrebbero saperlo.
AMMORE E MALAVITA
(Italia, 2017) regia: Manetti Bros. – sceneggiatura: Michelangelo La Neve e Manetti Bros. – fotografia: Francesca Amitrano – musica: Pivio e Aldo De Scalzi – scenografia: Noemi Marchica – costumi: Daniela Salernitano – montaggio: Federico Maneschi. interpreti: Giampaolo Morelli (Ciro), Serena Rossi (Fatima), Carlo Buccirosso (Don Vincenzo Strozzalone), Claudia Gerini (Donna Maria), Raiz (Rosario) -distribuzione: 01 Distribution – durata: due ore e 13 minuti