di Antonella Pina.
Augusto Genina: un italiano in Europa è il titolo dell’importante rassegna dedicata al grande regista italiano i cui film sono poco conosciuti perché praticamente introvabili. Genina ha lavorato spesso in altri paesi europei, a volte per ragioni economiche legate alle difficoltà degli stabilimenti di produzione italiani, a volte per ragioni personali. Gli capitò così di lavorare in Germania e soprattutto in Francia dove infatti è molto conosciuto e apprezzato. Il programma, curato da Emiliano Morreale, si componeva di quattordici film ed esplorava un arco di tempo compreso tra il 1917 e il 1955. Tra i film del periodo muto ricordiamo Lucciola del 1917 e Scampolo del 1928 entrambi basati sulla storia di una figlia della strada che si ritova catapultata nel mondo dorato dell’alta società.
Lucciola si apre con inquadrature di navi a vela ormeggiate in un porto. Le immagini risplendono nella luce delle prime ore dell’alba: alberi e sartie a perdita d’occhio, un monello con abiti logori e informi siede su un bompresso e guarda il mare. In realtà si tratta di Lucciola, interpretata da Fernanda Negri Pouget, una ragazza completamente priva di attrattive femminili, che vive di espedienti. I giochi del destino la porteranno nella ricca casa di un famoso pittore che, come il professor Higgins in My Fair Lady, tenterà di educarla al rispetto di se stessa e ad apprezzare le cose belle della vita. Qui però manca il lieto fine. Lucciola si innamorerà del suo benefattore poi, respinta, lo tradirà e infine morirà per proteggerlo. Una storia come centinaia di altre ma tra le prime che siano state girate e, tra queste, una delle più belle.
Scampolo è il nome di un’orfana che assomiglia ad un monello ed ha il volto di Carmen Boni e quindi alcuni tratti che ricordano quelli di Louise Brooks, la splendida attrice che il regista dirigerà nel 1930 nel film francese Prix de beauté (Miss Europa). Scampolo lavora in un piccolo chiosco di fiori e fa consegne a domicilio. Ha un’indomabile joie de vivre che crolla con la morte del suo cagnolino Tito. Poi la vita riprende, lavora con altre ragazze in una lavanderia e fa consegne a domicilio di biancheria pulita. E’ ancora una monellaccia ed ha ancora un buon carattere. Il caso la porta a fare la domestica presso un ingegnere che ha lo stesso nome del suo cagnolino: il destino inizia a tessere la sua tela. Un uomo dell’alta società mostra un forte interesse per l’allegrezza di Scampolo, per il suo temperamento spontaneo e privo di filtri, ma tutto ciò che lei desidera è restare vicina a Tito. Qui, diversamente da Lucciola, c’è un lieto fine, ed è un simpatico finale. L’ingegnere deve partire per l’Africa, Scampolo prende segretamente lezioni da un vecchio professore per imparare a leggere e scrivere, nella speranza di inviare lettere in Africa: “Buonasera signor Tito, come sta? Ha già incontrato i leoni?”. Il giorno della partenza raggiungono insieme la stazione, Tito sale controvoglia sul treno, lei è sul binario che gli sorride tristemente. Il treno parte, Tito scende, le cinge la vita con il braccio, la solleva e la porta con sé in Africa ad incontrare i leoni.
Les amours de minuit (Gli amori di mezzanotte) del 1930 è stata una sorpresa particolarmente bella. Se non fosse per il lieto fine, completamente avulso dalla storia, potrebbe sembrare un’opera di Carné. Forse non è un caso che i fratelli Prévert, Jacques e Pierre, facciano una breve apparizione nel film. E’ un melodramma noir che si nutre dell’atmosfera grigia e malinconica degli scompartimenti dei treni, dei buffet delle stazioni e dei locali notturni dai nomi esotici o paradisiaci. Georgette lavora al Paradis, è la donna del gangster ed ha trascorso la vita a “trascinare il suo cuore bastonato di bar in bar, ad offrirlo a tutti gli uomini, avvicinandosi nell’ombra. Un cuore triste che non sopporta più gli amori di mezzanotte”, come recita la canzone cantata da Georgette. Il gangster è evaso ed è ricercato dalla polizia. Deve raggiungere il porto di Marsiglia, imbarcarsi e lasciare la Francia insieme a Georgette, ma per farlo occorre denaro e sul treno diretto a Marsiglia il gangster individua l’uomo a cui sottrarlo. Le cose andranno diversamente. L’uomo del treno nasconde un segreto che lo tormenta e lo rende particolarmente vulnerabile, ha un bell’aspetto e i suoi modi sono gentili. Georgette se ne innamora, ricambiata, e grazie a lui intravede la possibiltà di una vita diversa, di un altrove possibile. Per una storia come questa, un lieto fine che contempli il trionfo dell’amore, è credibile solo nelle fiabe. Infatti Genina mette in scena la morte di Georgette che, ferita, crolla a terra poco prima di poter raggiungere la stazione e prendere quel treno che avrebbe dovuto condurla alla sua nuova vita. Forse il risveglio in un letto d’ospedale con l’uomo che ama al suo capezzale, è solo il sogno che precede la morte.
Poi i grandi e noti melodrammi dei primi anni ’50, Cielo sulla palude, un film di scuola neorealista sulla vicenda di Maria Goretti, e Maddalena dove Marta Toren presta il suo bellissimo volto ad una prostituta, Maddalena, che decisa a vendicarsi della morte atroce della sua bambina, vuole oltraggiare l’immagine della Madonna indossandone le vesti durante la processione pasquale in un paesino del Sannio dove Gino Cervi veste i panni del parroco. Maddalena si pentirà della sua intenzione ma per una serie di circostanze particolari sarà comunque la Madonna durante la processione. Finirà lapidata dalla folla, animata da invidia, crudeltà e profonda ignoranza. In entrambi i film Genina non nasconde il suo disprezzo per il popolo e il mondo contadino.
I film da raccontare sarebbero ancora tanti. La seconda parte del ciclo dedicato a Laemmie Junior conteneva non pochi gioielli, ne ricordiamo due che ci hanno particolarmente colpiti: Outside the Low (Gli uomini della notte) di Tod Browning e Young Desire (La mongolfiera della morte) di Lewis B. Collins entrambi del 1930 ed entrambi con la bravissima Mary Nolan, un’attrice tanto bella quanto sfortunata, la bionda maledetta di Hollywood, che dopo innumerevoli vicissitudini nel 1948 pose fine alla sua vita.
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