“Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni

di Aldo Viganò.

“Scialla” nel 2011, “Noi 4” tre anni dopo e ora “Tutto quello che vuoi”. Giunto alla terza esperienza dietro la cinepresa, il cinquantacinquenne Francesco Bruni conferma la regola, già avvalorata nel passato da Mario Monicelli ed Ettore Scola, che uno sceneggiatore può imparare a fare anche il regista, mentre non c’è alcuna prova del processo inverso.

Liberamente ispirato a ricordi autobiografici (la malattia del padre, gli anni vissuti a Trastevere…) e suggestionato dal romanzo di un suo ex allievo del Centro Sperimentale (“Poco più di niente” di Cosimo Calamini), “Tutto quello che vuoi” è non solo il migliore film sinora messo in scena dallo sceneggiatore livornese sodale di Paolo Virzì per quasi tutte le sue opere, ma è anche quello complessivamente più sicuro e consapevole: sia per la scelta delle inquadrature, sia per l’efficacia dei ritmi narrativi. E anche se tutto questo non fa ancora, forse, della terza regia di Bruni un grande film, certo concorre a consegnare allo spettatore una delle opere più convincenti e piacevoli da vedere del fragile cinema italiano contemporaneo.

Rimanendo fedele alla sua vena migliore, Bruni intreccia ancora una volta la commedia con il dramma, per raccontare il rapporto formativo tra quattro incolti ragazzi di Trastevere e un anziano poeta ormai dimenticato da tutti e bisognoso di assistenza a causa di un Alzheimer galoppante. Abituato a vivere senza far nulla e quasi ai margini della legge, Alessandro (Andrea Carpenzano, già visto in “Il permesso”) viene costretto dal padre verduraio a trovarsi un lavoro, e una vicina di casa gli propone di badare per qualche ora al giorno all’ottantacinquenne Giorgio (un convinto e convincente Giuliano Montaldo), vecchio elegante e gentile, ma che ormai non c’è più con la testa. Nasce così l’incontro tra due generazioni, divise non solo dall’età e dalla malattia, ma anche dalla cultura e dallo stile di vita. Un incontro di formazione fatto di reciproca curiosità, cui s’intreccia sempre più il piacere della trasgressione.

Insieme i due passeggiano nel parco, ma anche fumano e trascorrano la notte giocando a poker con gli amici del ragazzo. Alessandro scopre con ammirazione la stanza sulle cui pareti Giorgio ha inciso frammenti di poesie riguardanti il suo amore e la sua vita di partigiano. Insieme con i suoi coetanei, Alessandro crede di scoprire che il vecchio nasconda nella confusione dei suoi ricordi il segreto di un tesoro sepolto quando faceva il partigiano in Toscana. Decidono allora di andarne alla ricerca. E, da caccia a un tesoro che si rivelerà essere molto diverso da quello che i ragazzi credevano, il viaggio si trasforma ben presto in un romanzo d’iniziazione, nel corso del quale i due protagonisti parlano sopratutto di amicizia e d’amore, all’ombra della morte imminente.

“Tutto quello che vuoi” è un film che ha, forse, qualche schematismo di troppo, ma che comunque non indulge mai al pedagogismo didascalico che imperversa in troppi film italiani. Soprattutto, come si addice alla migliore tradizione della “commedia all’italiana”, un film con una particolare attenzione ai rapporti reciproci tra i personaggi e ai particolari anche comici che ne contraddistinguono la inattesa scoperta del mondo e delle ragioni degli altri.

Chiuso anche troppo in questo piccolo universo di relazioni umane, “Tutto quello che vuoi” è un film che si fa però apprezzare proprio per la fondamentale dolcezza con cui queste relazioni vengono rappresentate, anche in virtù di una recitazione sempre molto curata, che trova il suo vertice nelle sapienti annotazioni particolari con cui Giuliano Montaldo costruisce il suo personaggio d’intellettuale sperduto nei propri ricordi. Ma anche un film che acquista una sua attendibile coerenza per le prove attoriali di tutti gli altri: dai quattro ragazzi di quartiere a Donatella Finocchiaro, nel ruolo della madre di uno di questi nonché segreta amante di Alessandro; dal padre verduraio con giovane compagna che viene dall’est alla studentessa che Alessandro conosce in biblioteca, dove si è recato per la prima volta per fare una ricerca attinente alla sua “caccia al tesoro”, e insieme alla quale il giovane scoprirà infine la verità sull’amore rivelatagli da Giorgio la sera in cui a Pisa gli fece vedere la coetanea che era stata lo specchio della sua felicità e con la quale aveva imparato il segreto di saper ridere insieme.

“Tutto quello che vuoi” è tutto qui. Un apologo gentile. Lo specchio di un mondo che sta correndo il rischio di perdere il sapore della poesia. Una storia ben scritta con un pugno di attori ben diretti. Un film messo in scena forse senza guizzi, ma con amore per i personaggi e senza inutili divagazioni. Forse non un capolavoro, si diceva. Certo. Ma anche un’opera rara nella cinematografia italiana: un film dalla cui visione si esce complessivamente soddisfatti.

 

 

 

TUTTO QUELLO CHE VUOI

(Italia, 2016)  Regia, soggetto e sceneggiatura: Francesco Bruni – Fotografia: Arnaldo Catinari – Musica: Carlo Virzì –  Scenografia: Roberto De Angelis – Montaggio: Mirko Platania e Cecilia Zanuso.  Interpreti: Giuliano Montaldo (Giorgio), Andrea Carpenzano (Alessandro), Arturo Bruni (Riccardo), Emanuele Propizio (Tommi), Riccardo Vitiello (Leo), Donatella Finocchiaro (Claudia), Antonio Gerardi (padre di Alessandro), Raffaella Lebboroni (Laura), Andrea Lehotska (Regina), Carolina Pavone (Zoe). Distribuzione: 01 Distribution – Durata: un’ora e 46 minuti

 

 

 

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