“Miss Peregrine” di Tim Burton

di Aldo Viganò.

L’eccentrico cinema del cinquantottenne e vulcanico Tim Burton (diciotto lungometraggi, otto cortometraggi, qualche videoclip e telefilm) si articola tutto sul versante del “fantasy” d’autore, genere cinematografico nel cui ambito egli ama coniugare immagini realistiche e cartoni animati, gioia di vivere e tonalità malinconiche, mediazioni letterarie e accenti autobiografici: il tutto mescolato nel contesto tematico del culto esistenziale per la diversità. E “diversi” (come lo sono stati Edward mani di forbici o l’Ed Bloom di The Big Fish) sono puntualmente anche i protagonisti del suo ultimo film, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, da lui liberamente tratto dall’omonimo primo romanzo della trilogia portata al successo dallo scrittore statunitense Ransom Riggs (nato nel Maryland nel 1980).

Cresciuto ascoltando i racconti (illustrati da fotografie) di un nonno giramondo e ricco di fantasia (Terence Stamp), il giovane Jake (Asa Butterfield, già protagonista di Hugo Cabret di Scorsese) riesce a convincere il padre ad accompagnarlo nel Galles, con il celato intento di obbedire alla promessa fatta al progenitore di ritrovare la “casa dei ragazzi speciali” dove egli era cresciuto nei primi anni Quaranta sotto la guida materna di “Miss Peregrine”. Ed è soprattutto in questa prima parte “preparatoria” che la regia di Burton offre il meglio di sé, venendo a creare un clima d’attesa per qualcosa in cui tutto è possibile, proprio come in un horror della memoria o in un cartoon che non obbedisce più alla consequenziale logica del rapporto causa ed effetto. Quello che segue, poi, non è che la inevitabile conseguenza della fedeltà a uno stile che. come sovente gli accade, Burton traduce in sequenze ricche di fantasia, a volte anche sorprendenti; ma sempre più disancorate dalla necessità di dare vita a un preciso e motivato filo narrativo.

Ecco pertanto che, utilizzando liberamente il racconto di Riggs, il film penetra (come i due turisti americani protagonisti del minelliano Brigadoon) nell’anello temporale nel quale dal 1943 (sotto i bombardamenti nazisti) sono rimasti prigionieri Miss Peregrine e i suoi “ragazzi speciali”: chi invisibile, chi leggero come l’aria, chi capace di far crescere il mondo vegetale, chi dotato sulla nuca di grandi mandibole, ecc.. E in questo contesto fantastico Jake – identico per tutti al nonno quando era giovane – scopre non solo il fascino segreto di quel mondo senza tempo, ma anche che questo mondo è minacciato dai terribili mostri “vacui”, alcuni dei quali, pur di diventare umani, non esitano a nutrirsi degli occhi strappati dalle orbite dei bambini. Accade così che, stimolato da questi frangenti narrativi, Burton si sbizzarrisce nell’invenzione di figure di contorno, tratteggiate sovente in poche inquadrature: il cattivissimo Samuel L. Jackson che nulla esita pur di ottenere i propri scopi, la trepida Judi Dench che chiede aiuto per difendere il proprio anello temporale, ma anche l’irriconoscibile ornitologo di Rupert Everett o la trasformazione in uccello di Miss Peregrine (Eva Green) messo in gabbia da Jackson, il relitto navale fatto riemergere dagli abissi marini soffiandogli all’interno l’aria dei potenti polmoni di Emma Bloom (Ella Portman) o lo spettacolare duello  tra gli scheletri della casa degli orrori di un baraccone e i giganteschi e cattivissimi mostri vacui, che solo Jake riesce a vedere.

Alcune di queste sequenze risultano essere inventive e oggettivamente accattivanti, ma sulla spinta dell’esuberanza fantastica di Burton tendono anche sovente a creare un ridondante effetto accumulo, che finisce con l’annegare il racconto in un eccesso inventivo e col frastornare lo spettatore, sino a fargli perdere l’orientamento in quella che in fin dei conti risulta infine essere soprattutto una malinconica e impossibile storia d’amore tra il timido Jack e la “aerea” Emma Bloom, condannata a vivere per sempre in quel mondo parallelo verso il quale si capisce sempre più che va il principale l’interesse di Tim Burton.

 

MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI

(Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, USA, 2016) regia: Tim Burton – sceneggiatura: Jane Goldman, dal romanzo di Ransom Riggs – fotografia: Bruno Delbonnel – musiche: Michael Higham e Matthew Margeson – scenografia: Gavin Bocquet – effetti speciali: Christopher Hubbard – montaggio: Chris Lebenzon. interpreti: Eva Green (Miss Peregrine), Asa Butterfield (Jacob “Jake” Portman), Ella Purnell (Emma Bloom), Samuel L. Jackson (Sig. Barron), Judi Dench (Miss Esmeralda Avocet), Terence Stamp (Abraham Portman), Rupert Everett (John Lemmon).  distribuzione: “20th Century Fox – durata: due ore e 7 minuti

Postato in Recensioni di Aldo Viganò.

I commenti sono chiusi.