di Renato Venturelli.
“La Terra vista dal cinema” è il titolo della rassegna di fantascienza, ma potrebbe essere lo slogan dell’intero Torino Film Festival, che va a cominciare venerdì 18 novembre e per nove giorni promette la solita immersione totale in un cinema visto come sempre a 360°, rifiutando il ghetto dei cosiddetti “film da festival” per muoversi in assoluta libertà di spirito, di generi e di stili.
La serata inaugurale tocca all’indipendente Usa “Between Us” di Rafael Patricio Illingworth, i film in concorso saranno 15, la conclusione di sabato 26 novembre è affidata all’ultimo Ben Wheatley, quello di “Free Fire” dove IRA e trafficanti d’armi s’affrontano nella Boston del 1978. Ma gran parte delle gioie arrivano poi dalle sezioni laterali, a cominciare da quella “Festa mobile” dove ciascuno può andarsi a recuperare film passati in altri festival o comunque non inseriti in concorso. Ci sarà subito la Isabelle Huppert di “Elle”, gran ritorno al cinema di Paul Verhoeven che ha conquistato Cannes. Ci saranno “Rester Vertical” di Guiraudie, “Ma’ Rosa” di Brillante Mendoza, l’ultimo noir indiano di Anurag Kashyap (“Raman Raghav 2.0”), “Old Stone” di Johnny Ma, “Port of Call” di Philip Young… Ci sarà anche “Sully” di Clint Eastwood già pronto per l’uscita nelle sale italiane, e pure le 8 ore di “A Lullaby to the Sorrowful Mystery” di Lav Diaz, sul mitico personaggio della rivoluzione filippina Andrès Bonifacio de Castro: chi vuole, lo potrà vedere lunedì alle 15, martedì alle 9.30, oppure diviso in due parti tra mercoledì e giovedì mattina.
Nella sezione “After Hours” più attenta ai film di genere spiccano l’ultimo Sion Sono di “Antiporno” e “Operazione Avalanche” di Matt Johnson, nella più sperimentale “Onde” c’è “Daguerrotype” di Kurosawa Kiyoshi. Nella retrospettiva di fantascienza “Cose che verranno. La Terra vista dal cinema”, in mezzo a tanti recuperi non sempre entusiasmanti, ci sono i 20′ godardiani di “Anticipation, ou l’amour en l’an 2000” (episodio di “L’amore attraverso i secoli”), “A boy and his dog” di L.Q.Jones con un Don Johnson poco più che ventenne, il mitico “Rollerball” di Norman Jewison. Fra i classici riproposti spiccano i due capolavori di Matarazzo “Giuseppe Verdi” e “La nave delle donne maledette”, mentre nell’omaggio a David Bowie “Essere Punk” verranno proiettati “Sid & Nancy”, “The Blank Generation”, due titoli di Penelope Spheeris (“Suburbia” e “The Decline of Western Civilization”) e pure una travolgente produzione Corman come “Rock’n’Roll High School” di Allan Arkush.
Infine, i “cinque pezzi facili” scelti dal guest director Gabriele Salvatores: i cinque film che gli hanno cambiato la vita sono “Jules et Jim”, “Blow-up”, “If…”, “Alice’s Restaurant” e “Fragole e sangue”.