di Renato Venturelli.
Ci sono addirittura due film di questo 34 TFF dedicati alla figura di Christine Chubbuck, la giornalista americana che nel luglio 1974 si uccise in diretta tv mentre leggeva un notiziario, ispirando così Paddy Chayefsky e Sidney Lumet per il celebre suicidio in diretta di “Quinto potere”. Uno dei due titoli è “Kate Plays Christine” di Robert Greene, meta-documentario costruito attorno all’attrice Kate Lyn Sheil che raccoglie informazioni per interpretare il personaggio in un film. Questo “Christine” – nella sezione in concorso – è invece un più tradizionale biopic, raccontato però rifacendosi non solo al tipo d’immagine del cinema americano indipendente dei primi anni ’70, ma sotto certi aspetti anche ai suoi tempi e modi narrativi, senza ricadere né nel calco citazionista né nella confezione patinata e inerte della maggior parte dei biopic: a dirigerlo, il newyorkese Antonio Campos di “Simon killer” (2012) e di “Afterschool” (2008), uscito a suo tempo anche nelle sale italiane.
Il film segue le ultime settimane di vita della trentenne Christine, reporter di una piccola tv di provincia (Sarasota, Florida), travolta dai problemi personali e da una tendenza alla depressione che già in passato le aveva creato problemi, ma attualmente in crisi anche per motivi più strettamente lavorativi. La sua idea di giornalismo, la sua puntigliosità etica e la sua ambizione a sfondare in network nazionali finiscono infatti per dover fare i conti con il nuovo corso dell’informazione televisiva, alla ricerca di audience attraverso un maggior sensazionalismo dei servizi giornalistici.
“Blood and guts and living colors” definirà lei stessa, sarcasticamente, la nuova politica della sua emittente poco prima di suicidarsi, ma a contare poi nel film non è poi tanto il ritratto psicologico in sé della protagonista, e nemmeno la rievocazione di un momento cruciale di passaggio nell’informazione tv. Al cuore del film c’è invece l’interpretazione di Rebecca Hall, la sua presenza fisica ossuta e tormentata, il modo in cui incarna questo personaggio ossessivo, perennemente a disagio nel suo rapporto col mondo, davanti al quale però non si rassegna a ridimensionare le sue ambizioni. La Christine di Rebecca Hall vuol fare carriera, a tratti vorrebbe a suo modo anche assecondare le richieste del network, ma rimane sempre maldestra nel suo rapporto con un mondo che non sembra rifiutare, ma rispetto al quale resta tragicamente estranea.