di Renato Venturelli.
Continua il momento d’oro del cinema sudcoreano, che per qualcuno sta cominciando a sfruttare in modo un po’ ripetitivo le sue formule di successo, ma che prosegue a produrre opere di grande impatto: e che sa conquistare il box-office usando i generi per prendere di petto i temi sociali e politici della Corea contemporanea. O, se si preferisce, prende di petto i temi sociali per rendere ancor più energica, attuale e coinvolgente la tradizione dei generi.
In “Inside Men” non si salva nessuno, o quasi. C’è un ex-poliziotto diventato pubblico ministero, che cerca testardamente di combattere la corruzione. Per farlo utilizza un gangster caduto in disgrazia, e attorno a loro c’è uno spettacolo del potere di crassa arroganza: politici, imprenditori, veri e propri criminali, ma soprattutto un giornalista marcissimo che testimonia le complicità dei media a tutti i livelli, compreso il ricorso all’omicidio.
L’ossessione del denaro, del potere, della violenza e del sesso esplodono lungo tutto il film, con i notabili che si riuniscono in tavolate orgiastiche, serviti da schiere di escort, dediti ai giochi più bizzarri come sfidarsi ad abbattere i bicchieri sul tavolo col proprio membro, segno di potere e di potenza che unisce l’astrazione alla fisicità più greve, la prepotenza sociale a quella sessuale.
I dettagli vengono ingigantiti, secondo uno sguardo iperrealista su corpi, violenze e corruzione. Il gangster in disgrazia ha avuto una mano mozzata, mangia ininterrottamente e sputa nel proprio piatto, è segnato da una corporeità letteralmente viscerale. Un politico si passa sprezzantemente il filo interdentale mentre parla con un ospite dalla propria scrivania, e la macchina da presa indugia poi sul primo piano del filo, con una goccia di sangue mescolata ai resti di cibo.
Tratto da un fumetto di Yoon Tae-ho, “Inside Men” è un film vietato ai minori di 19 anni per la sua carica di violenza e di sessualità, ma è riuscito egualmente a diventare un campione d’incassi in patria per il modo in cui denuncia una società cinica, feroce, intimamente corrotta. Un affresco spettacolare che i distributori hanno immediatamente fatto riuscire in una versione più lunga di tre ore: senz’altro uno dei film coreani dell’anno.
(renato venturelli)