di Renato Venturelli.
Palma d’oro a Dheepan di Jacques Audiard, Gran Premio speciale della Giuria a Il figlio di Saul dell’ungherese Laszlo Nemes, miglior regia a Hou Hsiao Hsien, migliori attori Vincent Lindon, Emmanuel Bercot e Rooney Mara.
Il verdetto della giuria di Cannes 2015 scatena la reazione di molti, ma la divisione tra partiti opposti era evidente fin dai primi giorni del festival. I cinefili duri e puri avevano scelto fin dalla vigilia i loro film, e in buona parte venivano proiettati nelle sezioni laterali: L’ombre des femmes di Philippe Garrel, Trois souvenirs de ma jeunesse di Arnaud Desplechin e la trilogia delle Mille e una notte del portoghese Miguel Gomes alla Quinzaine, Cemetery of Splendour di Apitchapong Weerasethakul a Un Certain Regard, forse solo The Assassin di Hou Hsiao-Hsien tra i film in concorso. Ma non dimentichiamo nemmeno che uno dei film che più unanimemente ha entusiasmato i festivalieri è stato Inside Out, il film d’animazione Disney di Pete Docter…
In effetti non c’è molto da obiettare sulla Palma d’oro ad Audiard: il suo Dheepan non era certo tra i film innovativi del festival, ma ha una sua forza ed era piaciuto praticamente a tutti, prima del verdetto. Al di là di partiti e schieramenti, quello che ha deluso quest’anno è stata invece la qualità media del concorso, la presenza di troppi film inadeguati, che spesso indicano semplicemente un momento non favorevole della stagione, ma stavolta avevano per alcuni l’aggravante di buoni titoli nelle altre sezioni. Tra i film più deludenti, tra l’altro, c’era proprio quel Chronic di Michel Franco cui è stato addirittura attribuito il premio per la miglior sceneggiatura: il buco nero del palmarès sta proprio in questa scelta, e in quella di Emmanuelle Bercot come miglior attrice.
Per il resto, vince l’islandese Hrutar al Certain Regard, dove ci sono solo premi minori per Kurosawa Kiyoshi e per il romeno Corneliu Porumboiu. La Caméra d’or per il migliore esordiente è andata al colombiano Cesar Augusto Acevedo. La Queer Palm va ovviamente a Carol di Todd Haynes. Il miglior film della Settimana della critica è per la giuria Paulina dell’argentino Santiago Mitre. La Dog Palm va invece ai cani del portoghese Le mille e una notte e di The Lobster.
E gli italiani? Zero tituli ufficiali per Garrone, Moretti, Sorrentino e pure Minervini al Certain Regard. Ma Mia madre di Nanni Moretti un premio l’ha vinto: quello della Giuria Ecumenica.
(Renato Venturelli)