FESTIVAL DI CANNES 2015 – Cannes diari 1: Deneuve, Garrone e Mad Max


mad-max2-mediumdi Renato Venturelli.
Apertura di segno social-divistico per il festival di Cannes, che sceglie come titolo inaugurale La tete haute, una strampalata combinazione di impegno sociale e Catherine Deneuve diretta dall’attrice Emmanuelle Bercot. Al centro, un ragazzino che cresce tra mille difficoltà con la madre tossica e diventa un adolescente ribelle, testardo, chiuso in sé, sempre sull’orlo di improvvise esplosioni di rabbia, spedito da un istituto di recupero all’altro, dove però trova sempre persone gentilissime a sostenerlo e aiutarlo.
Ma la vera questione è che il magistrato dei minori incaricato di seguirlo è Catherine Deneuve, che porta dentro al film tutto il suo peso divistico, risultando ancor più imbarazzante quando scende dal piedistallo e va a mangiare coi ragazzi sui tavolacci del riformatorio. Emmanuelle Bercot dice di aver voluto rendere omaggio al lavoro di magistrati ed educatori, accennando anche al fascino esercitato dagli adolescenti ribelli e sfrontati, ma la combinazione stenta a funzionare: resta una bizzarra giustapposizione, all’interno di un film sostanzialmente artificioso ed edulcorato.

La prima vera delusione del festival arriva però da uno dei titoli più attesi della vigilia, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Guardando a un testo come “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, Garrone si lascia tentare dal prodotto levigato, elegantemente “da festival”, addirittura recitato in inglese da un cast multinazionale. Il racconto dei racconti, in realtà, non cerca nemmeno di raccontare: illustra, descrive, crea atmosfere, costruisce immagini suggestive, esibisce grandi professionalità. Ma resta un album da sfogliare. E finisce massacrato dalla critica francese, compreso Michel Ciment.

Tutt’altro discorso, invece, per quello che doveva essere il vero film inaugurale: Mad Max: Fury, ritorno alle origini per l’ormai settantenne George Miller, interpretato da Tom Hardy che all’epoca del primo film con Mel Gibson era appena nato. Costruito in pratica su un unico, interminabile, dilatatissimo inseguimento, il neo-Mad Max s’avventura lungo la nuova frontiera tra cinema, fumetto, azione ed effetti speciali, sempre scandito da un dinamismo, un’inventiva e una fisicità che manca alla maggior parte dei blockbuster action degli ultimi anni. C’è in mezzo di tutto, compreso l’assalto alla diligenza di Ombre rosse e la battaglia sul ghiaccio dell’Aleksandr Nevskij. Ma soprattutto c’è un ritmo visivo vorticoso, alla lunga anche un po’ ripetitivo, ma sempre senza un attimo di tregua. E con Charlize Theron guerriera “Furiosa”, dai capelli rasati e il braccio monco, alla guida di un supercamion da guerra zeppo di donne verso l’ignoto postatomico. Primo punto a favore del festival.

(Renato Venturelli)

 

 

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