di Renato Venturelli.
Arriva dalle Filippine questo film assolutamente tradizionale, costruito su uno spunto da classica commedia di quartiere d’altri tempi, e però con una sua vitalità e un’energia debordanti.
Al centro, un ricco imprenditore di Manila che scopre improvvisamente di essere sull’orlo della bancarotta: e quando familiari e collaboratori lo invitano a vendere tutte le sue proprietà, decide di affrontare l’emergenza tornando a vivere a Tondo, il quartiere poverissimo da dove era partito prima di arricchirsi.
Il ritorno alle origini sarà per molti aspetti traumatico: in particolare per i due nipoti, che erano cresciuti in un mondo ricco e fatuo, e si ritrovano di colpo in mezzo alla miseria, la criminalità, la sporcizia, la mancanza di qualsiasi agio. L’idea del vecchio capitalista è che la dura scuola dei bassifondi dovrebbe irrobustire il loro carattere e prepararli alle difficoltà della vita, oltre a renderli più umani: e il film procede attraverso emergenze quotidiane, disavventure in strada, trame ordite dai parenti per far fallire questo ritorno alle origini dell’anziano capofamiglia, ma anche lezioncine quotidiane di tolleranza e buoni sentimenti.
Qualcuno ha citato come modello la commedia all’italiana, ad altri può venire in mente Preston Sturges, la locandina originale gioca su un successo americano degli anni ’70 (“Hari ng Tondo”, alla maniera di “Harry & Tonto”), di certo è un ritorno a un cinema semplice e convenzionale, ma anche traboccante di vita e di movimento, oltre che di ottime interpretazioni.
Per il regista 58enne, figura storica ufficiale del cinema filippino, è il rientro dietro la macchina da presa dopo quasi quindici anni. E per gli archivi “cinema & cibo” c’è una scena da antologia della cucina riciclata, con le ricette del cibo da strada di serie A, B e C: il primo è preparato riutilizzando gli avanzi da spazzatura dei grandi alberghi, il secondo quelli delle più modeste trattorie, il terzo quelli più infimi delle case private. Buon appetito.
(renato venturelli)