di Renato Venturelli.
“La vita è bbella / pure con pane e mortadella…” diceva Bombolo. E adesso è uscito un libro tutto dedicato a lui, Franco Lechner, alias Bombolo, alias Venticello. S’intitola “E poi cominciatti a fa’ l’attore” e l’ha scritto Ezio Cardarelli – di professione poliziotto, “come Nico Giraldi”. Ma non si tratta di un saggio tradizionale e nemmeno di una classica monografia che ripercorre film per film la carriera di uno dei caratteristi più esplosivi della commedia popolare italiana tra gli anni ’70 e ’80.
Partendo dalla constatazione che il personaggio coincide con quello che Bombolo era nella vita di tutti i giorni, Ezio Cardarelli ripercorre invece la vita pubblica e privata di Bombolo attraverso una serie di brevi capitoli, simili a scenette o sketch presi dalla strada. Perché la vita e la scena sono praticamente la stessa cosa, e il Bombolo dello schermo era già pari pari quello che vendeva piatti al mercato, quello di tutti i giorni, della trattoria da Picchiottino, dello stadio, della vita in famiglia…
Il cognome Lechner indicava per questo simbolo della romanità più popolare un’origine austriaca o tedesca, ma comunque molto lontana nel tempo: “sarà un residuato de’ guera del Cinquecento, roba così” diceva lui. Suo padre era fornaciaio, cioè riparava i forni dei panettieri, e quando andava in osteria a farsi un bicchiere veniva seguito dalle papere che allevava, e che poi lo riaccompagnavano a casa completamente ubriache. A scuola andò naturalmente alle famose “differenziali”, la vita se la guadagnava come ambulante. Finché proprio da Picchiottino venne notato da Pingitore e Castellacci, cominciando la sua carriera d’attore a metà degli anni ’70.
E i film? Se ne parla molto, ovviamente, ma solo come sfondo. Il libro guarda soprattutto alla biografia di Bombolo, la ripercorre e la commenta attraverso una serie di aneddoti appresi per lo più dai familiari. Fino ai ricoveri in ospedale degl ultimi tempi, dove la moglie Regina arrivava col pentolone pieno di pastasciutta e Bombolo passava le serate a mangiar spaghetti, giocare a carte e ascoltare la televisione al masismo. Con tante foto in bianco e nero, una filmografia conclusiva, testimonianze dell’amico Martufello e della costumista Alessandra Cardini (“per vestirlo gli prendevo sempre magliette sempre di una taglia o due più piccole…”), ricordi di Pingitore, Galliano Juso, Tomas Milian. Oppure la citazione di Eli Roth, con lo storico elogio di “W la Foca!”. E naturalmente la prefazione di Marco Giusti: “il fatto è che Bombolo non era esattamente un attore, era qualcosa di reale, di pesantemente vitale e scatenato, precipitato nel pieno del teatro e del cinema comico italiano degli anni ’70 e primi ’80. Come un meteorite”.
Ezio Cardarelli, E poi cominciatti a fa’ l’attore, ed. Ad est dell’equatore, 176 pp, Pollena Trocchia (NA) 2014