di Renato Venturelli.
Ci saranno anche Jim Mickle e Joe R. Lansdale al 32° Torino Film Festival (21-29 novembre), diretto da Emanuela Martini con Virzì “guest director” e una foto di Jerry Schatzberg sul manifesto.
Per l’inaugurazione ufficiale di venerdì sera è stato scelto “Gemma Bovery” di Anne Fontaine, variazione sul tema della Bovary di Flaubert con uno scatenato Fabrice Luchini: a seguire, nove giorni fittissimi distribuiti tra le sale del Massimo, del Reposi e del Classico. Film di chiusura: “Wild” di Jean-Marc Vallée, scritto da Nick Hornby, prodotto e interpretato da Reese Whiterspoon.
Il festival comprende i film in concorso, con 15 titoli selezionati tra oltre quattromila, le consuete sezioni Festa Mobile, After Hours, Onde, più Italiana Corti, Documentari, Ritratti d’artista, un piccolo omaggio a Berlino e tante altre iniziative. Una personale è dedicata alla filmaker americana Josephine Decker, un’altra al novantenne Giulio Questi, di cui si rivedranno i film più celebri come “La morte ha fatto l’uovo” o “Se sei vivo spara” fino ai suoi ultimi corti.
E verranno anche riproposti i quattro film finora realizzati da Jim Mickle, regista americano impostosi definitivamente quest’anno con “Cold in July”, bel noir presentato a Cannes, tratto da un romanzo di Joe Lansdale, con Don Johnson in un memorabile ruolo da detective texano. Di Mickle verranno riproposti anche i tre precedenti horror “Mulberry St”, “Strike Land” e “We Are What We Are” a sua volta presentato a Cannes nel 2013: a 35 anni non è solo uno dei registi americani più promettenti del momento, ma anche uno dei pochissimi ad essere cresciuto lavorando all’interno dei generi con forte personalità ma anche con quella che un tempo veniva chiamata umilità artigianale.
Tra gli altri titoli più attesi, l’accoppiata “The Disappereance of Eleanor Rigby” di Ned Benson o “P’tit Quinquin”, la miniserie tv con cui Bruno Dumont sembra aver abbandonato l’abituale stile dei suoi film per immergersi in una storia grottesca e delirante. E naturalmente la seconda parte della retrospettiva sulla New Hollywood cominciata lo scorso anno: in tutto ci saranno oltre trenta film, con inevitabile omaggio a Mike Nichols (“Il laureato”, “Conoscenza carnale”) e molti dei titoli canonici, ma anche con scelte molto meno prevedibili, fino a un titolo generalmente trascurato o dimenticato come “Americana” di David Carradine.