di Renato Venturelli.
Botte da orbi, amori saffici e ritmo infernale per “Girl’s Blood” (“Aka X Pinku”), film giapponese tratto da un libro di Sakuraba Kazuki e tutto ambientato nell’universo di un fight club femminile.
di Renato Venturelli.
Botte da orbi, amori saffici e ritmo infernale per “Girl’s Blood” (“Aka X Pinku”), film giapponese tratto da un libro di Sakuraba Kazuki e tutto ambientato nell’universo di un fight club femminile. Le ragazze del locale intrattengono gli ospiti maschili vestite da infermiere o poliziotte, dominatrici o studentesse, soddisfano le loro inclinazioni sadomaso ma soprattutto si esibiscono all’interno della gabbia in combattimenti spettacolarizzati, dove gli estremi di violenza e crudeltà sono per lo più enfatizzati o simulati, ma non sempre.
A far precipitare le cose sarà l’arrivo di due nuove reclute dello spettacolo. Una è una ragazzina dall’aria timidissima volta al ruolo di eterna scolaretta, l’altra è l’esotica Shanghai Lily, che irrompe con la sua prepotente personalità a terremotare le gerarchie del gruppo e provocare aperti rapporti omosessuali: senza contare che la nuova leader si tira dietro il marito, un capogang della malavita che cerca di eliminare violentemente il gruppo femminile del club una volta per tutte.
Siamo nell’ambito di un’allegra e scatenata exploitation, dove le scene di combattimento nella gabbia si mescolano alla storia di formazione femminile per ragazzine, al voyeurismo di nudi, al filone “doccia continua”, al kitsch estremo ed esibito delle scene più sentimentali o dei tormenti interiori delle protagoniste. Dirige l’esperto Sakamoto Koichi, una vita tra stunt e Power Rangers, oltre che tanta permanenza negli Stati Uniti, che riesce però a imprimere al film un taglio frenetico e delirante ammucchiando con gran dinamismo gli stereotipi della formula. E c’è pure una delle protagoniste in eterna divisa da scolaretta, irresistibilmente attratta dalla gabbia dei combattimenti, dalle sue violenze e dalle sue “punizioni”, perché la madre maniaca e il padre indifferente l’hanno tenuta per tutta la vita rinchiusa dentro un box da neonati.
Con tanti limiti, ma come puro gioco exploitation sui terreni del kitsch “Girl’s Blood” ha ritmi vorticosi e sempre divertenti, oltre che travolgenti. E secondo Mark Schilling “se parliamo di film d’azione imperniati su due coppie femminili, dev’essere il primo, in Giappone e all’estero”.
(renato venturelli)