A proposito di quelle iene…


di Maria Francesca Genovese.
Dal teatro alla tv, dai primi film al post cinepanettone: il cinema secondo Luca & Paolo

TUTTO È INIZIATO DAL TEATRO STABILE DI GENOVA. Nel ’91, durante i provini di ammissione alla scuola di recitazione, due ragazzi si conoscono, fanno amicizia e iniziano un sodalizio artistico a dir poco fortunato. Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu hanno contribuito a creare un nuovo stile televisivo (Le Iene, Camera Café), hanno fatto felici incursioni nel mondo del doppiaggio (Le Follie dell’imperatore, Sitting Ducks), hanno mantenuto saldo il legame col teatro di qualità (Non contate su di noi, La Passione secondo Luca e Paolo). In mezzo due partecipazioni a Sanremo, tanti spot-tormentone. E poi il cinema. Un rapporto con la commedia ormai ultradecennale (E allora mambo! nel ’99, seguito da Tandem, E se domani, Immaturi ed Immaturi – Il viaggio nel 2012), destinato a farsi sempre più stretto. L’estate scorsa infatti hanno girato la commedia d’autore  Un fidanzato per mia moglie, remake del campione d’incassi argentino Un novio para mi mujer di Juan Taratuto. Ma le novità più grandi riguardano il cinema mainstream: il duo ha firmato un contratto con il produttore Aurelio De Laurentiis per cinque pellicole, di cui quattro natalizie, da far uscire tra il 2013 e il 2016. È cominciato a dicembre con Colpi di fortuna, evoluzione garbata dell’ormai sepolto “cinepanettone”: tre episodi distinti, interpretati da altrettante coppie comiche e incentrati sul tema comune del capriccio della sorte. Se l’episodio con Francesco Mandelli e Christian De Sica è più farsesco e quello con Lillo e Greg ha toni surreali, l’episodio interpretato da Luca e Paolo è il più vicino alla commedia classica, e c’è spazio anche per l’amore. Racconta di una grossa vincita, dello smarrimento del biglietto fortunato e di tutti gli sforzi per ricordare che fine abbia fatto.

Del loro rapporto con il cinema e di molto altro ancora, Luca e Paolo hanno parlato a lungo solo per FILM DOC.

Perché il vecchio “cinepanettone” non ha funzionato più?

Luca Perché il pubblico giovane si è allontanato, ha scelto altri tipi di film, come I soliti idioti. Noi seguiamo la strada di E allora mambo! e Immaturi: la commedia romantica bilanciata dall’ironia e dal sarcasmo, che sono il nostro tratto distintivo.

Paolo  Ormai il termine “cinepanettone” si usa in modo abbastanza generalizzato, come se tutte le commedie che escono in periodo natalizio fossero sinonimo di bassa qualità. Io sono per il buon cinema in ogni momento dell’anno, Natale compreso, e credo che il pubblico la pensi esattamente come me. Detto questo, noi ci orientiamo verso un tipo di commedia ironica e garbata, che abbia l’amaro e il dolce come nella vita vera. In questo senso il nostro modello è la commedia italiana degli anni ’50. Ma anche quella inglese contemporanea, dove i personaggi non sono solo dei clown, si confrontano anche con parti d’ombra.

De Laurentiis ha rinnovato una formula che andava avanti da oltre trent’anni puntando su di voi: vi sentite sotto pressione?

Luca Il nostro è un mestiere in cui tutto dipende da ciò che gli altri pensano di te, quindi si vive costantemente sotto pressione. Sicuramente sento un certo peso addosso, perché mi è capitato di leggere critiche al film con De Laurentiis prima di avere io stesso tra le mani il copione!

Paolo Cerco di vederla in positivo: è qualcosa di nuovo che nasce. L’importante per noi ora è stare a cavallo e fare un bel numero a ostacoli.

In generale, a che punto è la commedia italiana secondo voi?

Luca In questo momento è difficile capirci qualcosa:  c’è uno spostamento dei gusti degli spettatori, per cui quello che un tempo funzionava ora fatica, non ci sono più storie o volti “sicuri”. Penso che un rinnovamento sia necessario, anche correndo il rischio di commettere errori.

Paolo  Credo che oggi ci siano molte possibilità per gli sceneggiatori giovani, se si trovano produttori interessati a investire su di loro. Ci piace l’idea di collocarci come protagonisti di una commedia scritta da nuove leve. Comunque, come già succede per il teatro e la tv, di solito noi collaboriamo anche alla parte ideativa, ai soggetti e ai testi: non partecipiamo al progetto solo come attori.

Tognazzi/Vianello e Lemmon/Matthau: a quale di queste coppie comiche vi sentite più vicini?

Luca Vianello/Tognazzi mi piace come paragone, perché non erano una coppia comica nel senso classico del termine: erano due attori che lavoravano insieme. Paolo ed io non veniamo dal cabaret, siamo due attori prestati a quello che facciamo di volta in volta.

Paolo Invece io, se parliamo in particolare di cinema, mi sento più vicino alla coppia Lemmon/Matthau, o almeno mi piacerebbe assomigliargli. Perché erano due grandi attori, molto efficaci quando recitavano insieme. Tognazzi e Vianello appartengono a un immaginario più televisivo.

La vostra attività nel cinema ha incluso anche il doppiaggio.

Luca E’ stato molto divertente, ma ha riguardato solo pochi cartoon. Non doppierei mai un attore: mi piace guardare i film in lingua originale per capire come recitano.

Paolo  La penso esattamente come Luca. Mi sono abituato a guardare i film non doppiati e li apprezzo molto di più. Senza nulla togliere alla bravura dei nostri doppiatori, penso che in questo senso in Italia ci sia una situazione anomala rispetto al resto del mondo, dove i film in lingua originale sono la regola.

Vi immaginate un giorno come registi o produttori?

Luca  Mi immagino come regista teatrale, perché penso che a teatro si lavori più con le persone che con la macchina da presa, l’apporto attoriale è maggiormente valorizzato.

Paolo  Almeno una volta mi piacerebbe fare il produttore. Vorrei dare un’occasione a qualcuno che lavora nel mondo dell’immagine e ha talento, ma è ancora sconosciuto.

Tra tutti i personaggi che avete interpretato, a chi siete più legati?

Luca Sono tutti “piezz ‘e core”. Certo Kuzco di Le follie dell’imperatore l’ho amato in modo particolare. Pur essendo uno dei pochi personaggi che non è stato scritto apposta per me, mi assomiglia molto.

Paolo  Paolo Bitta di Camera Café: un Fonzie del 2000 che ha fatto molta strada, gli voglio bene.

Cinema, tv, teatro. E poi?

Luca Il Centro di Formazione Artistica, il mio sogno diventato realtà. L’ho avviato e ora sta crescendo da solo, soprattutto grazie al direttore, Lisa Galantini, e ai miei genitori, che sono dei veri tuttofare. Presto mi piacerebbe allargare questa esperienza a Milano, anche perché se una cosa funziona a Genova, può funzionare ovunque (ride, N.d.r.). Spesso da noi bisogna combattere contro il luogo comune che il nostro non è un mestiere, mentre invece nel resto del mondo è una professione che richiede scuole, insegnanti specializzati e curricola di tutto rispetto. Solo in Italia spesso basta essere il più simpatico della festa per finire al cinema o a teatro, e i risultati sono evidenti.

Paolo  La musica. Fa parte di me: ho studiato chitarra fin da piccolo e ora, dopo un periodo di pausa, sto esplorando di nuovo il terreno. Con nuove articolazioni: compongo intere partiture, mi cimento con il pianoforte e l’elettronica. In casa ho un piccolo studio di registrazione e uno dei primi lavori è stata la cover di Born to be alive, di Patrick Hernandez. L’ho riarrangiata, cantata e prodotta, ed è stata inserita nella colonna sonora di Immaturi.

 

Postato in Attori, Numero 100.

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