TFF 2013: Sweetwater di Logan Miller


Nell’anno di Django Unchained, ecco un altro bel western: che naturalmente punta su iperboli e bizzarrie, ostenta sempre distanza nei confronti di personaggi e situazioni, ma a poco a poco riesce a ricostruire un suo percorso tutt’altro che fasullo. Non è più tempo per l’epica della vecchia frontiera, lo sappiamo, ma qui non la si rivive solo come memoria o sartoria, e si prova invece a reimmetterci dentro un po’ di vita: operazione riuscita.

Lo hanno realizzato i due fratelli Miller, già autori cinque anni fa di Touching Home: Logan dirige, Noah scrive con lui, il taglio è quello di un western post-Coen e post-tutto, ma non post-cinema. Grande Jason Isaacs nella parte di un proprietario terriero con la fissa della religione, usata naturalmente come strumento di sesso e potere. Nella sua fattoria in mezzo al New Mexico detta legge, ha ai suoi  ordini lo sceriffo del paese, si fa chiamare Prophet Josiah e forma una strana comune dove tutte le donne sono al suo servizio. Per arrivare al ranch bisogna passare attraverso un lungo viale tra altissime croci bianche: e chi si ritrova a transitare impunemente sulle sue terre o ad essergli vicino di fattoria, non ha scampo.

A fronteggiarlo c’è un altro grande, Ed Harris, che aveva già lavorato coi Miller in Touching Home e ha voluto appoggiare anche questo progetto: insieme al Robert Duvall di Terra di confine e Broken Trail, Harris sembra del resto uno dei pochi a  credere ancora nel West. Qui è il pistolero mandato dal governatore, che scaccia subito lo sceriffo-fantoccio, prende il suo posto, va a provocare il predicatore in una di quelle scene a tavola che finiscono subito nelle antologie. Non tanto un eroe, quanto un altro avventuriero: il loro è uno scontro tra poteri, più che tra buoni e cattivi.

E in mezzo ai due c’è la vendicatrice January Jones, giovane vedova di un piccolo proprietario della zona spazzato via dal predicatore folle, un’ex-prostituta che a un certo punto imbraccia il fucile e comincia a farsi giustizia. Il film si sviluppa come susseguirsi di scene forti, provocazioni e scontri verbali, omicidi sempre più efferati, eccessi grotteschi, sceriffi che vanno a cercare pallottole assassine su per le budella dei morti ammazzati.

Da molto tempo nel western non si costruisce più un mondo, si pensa solo a distruggerlo. Ma qui c’è estro, ci sono idee ed invenzioni, anche se a volte eccessivamente gratuite (Ed Harris che danza da solo). Critiche ostili sia in patria (al Sundance…) che in Francia, indifferenti a Torino (ma ad apprezzarlo c’era Fornara, che di western se ne intende), e però il film è divertente, non si arena in stucchevoli giochetti teorici e insomma resta tra le cose più vive viste al TFF, anche se ovviamente finisce tutto in un cupissimo massacro. Sezione After Hours.

(Renato Venturelli)

Postato in 31° Torino Film Festival, Eventi, Festival.

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