Un ingorgo stradale tra due automobili con alla guida due donne: un’anziana signora che non professa parola da una parte, una donna di mezza età in crisi con la sua compagna dall’altra. Entrambe sono assolutamente decise a non indietreggiare per far passare l’altra, nessuna delle due ha la minima intenzione di cedere, per nessun motivo.
Questo è in sintesi il soggetto di Via Castellana Bandiera, l’esordio dietro la macchina da presa della regista, attrice e drammaturga teatrale Emma Dante, presentato in concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia.
La metafora politica e sociale risulta evidente: l’ingorgo rappresenta l’Italia bloccata dai veti reciproci di due parti opposte che non vogliono comunicarsi e capirsi, due parti diverse per cultura e interessi, due parti contrapposte che non hanno alcuna volontà di trovare soluzioni e compromessi.
Persino le due protagoniste e le persone che le gravitano intorno rappresentano per tipologia e modo di pensare due italie divergenti: quella conservatrice e tradizionalista da un lato, quella teoricamente moderna e progressista dall’altro.
Divisione semplice e semplicista? Può darsi, ma per fortuna l’autrice non esaspera eccessivamente tale aspetto, tanto che questo è solo uno dei vari elementi dell’allegoria, grazie anche ad alcuni dialoghi ed episodi complementari sviluppati dalla sceneggiatura.
Sono proprio questi a svelare i vizi e le virtù dei personaggi, come ad esempio la furbizia di chi vuol guadagnare raggirando il prossimo, il pettegolezzo e l’ipocrisia, ma anche una certa ospitalità e un’occasionale “solidarietà”, caratteristiche che vanno al di là delle divisioni prima citate.
Inoltre, lo script contribuisce a far assumere al film un buon ritmo, vivace e piacevole, nonostante un plot a rischio di staticità e un intento metaforico a tratti troppo esplicito.
Tale risultato è merito anche della buona squadra d’attori, tra cui va menzionata almeno Elena Cotta, vincitrice a sorpresa della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. L’attrice riesce a rappresentare bene la protagonista anziana, utilizzando praticamente solo l’espressione segnata e determinata del volto.
Qualcuno ha affermato che il film è una specie di western moderno al femminile. Questo è vero se si considera la trama e l’aridità dell’ambientazione, ma probabilmente il tono complessivamente ironico unito alla critica politico/sociale fa sì che l’opera diventi soprattutto una sorta di commedia all’italiana.
Ma catalogare in toto Via Castellana Bandiera in questo genere risulta a sua volta eccessivo e forse un po’ fuorviante, in quanto il film di Emma Dante possiede solo in parte la sana cattiveria e il mordente cinismo delle opere dei Risi e dei Monicelli. Inoltre, l’intento allegorico è così chiaro che a tratti rischia di mancare di sottigliezza, soprattutto nel finale, eccessivamente esplicito e simbolico.
Il tentativo di recuperare e attualizzare una tradizione in parte perduta è però presente e va tenuto in considerazione, nonostante non sia del tutto riuscito.
(di Juri Saitta)