La commedia secondo Luca e Paolo – intervista a Bizzarri & Kessisoglu


Tutto è iniziato dal Teatro Stabile di Genova.
Nel ’91, durante i provini di ammissione alla scuola di recitazione, due ragazzi si conoscono, fanno amicizia e iniziano un sodalizio artistico a dir poco fortunato.
Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu hanno contribuito a creare un nuovo stile televisivo (Le Iene, Camera Café), hanno fatto felici incursioni nel mondo del doppiaggio (Le Follie dell’imperatore, Sitting Ducks), hanno mantenuto saldo il legame col teatro di qualità (Non contate su di noi, La Passione secondo Luca e Paolo). In mezzo due partecipazioni a Sanremo, tanti spot-tormentone. E poi il cinema. Un rapporto con la commedia ormai ultradecennale: E allora mambo! nel ’99, seguito da Tandem (2000), E se domani (2005), Immaturi (2011) ed Immaturi – Il viaggio (2012). Un rapporto destinato a farsi sempre più stretto, grazie al contratto di esclusiva firmato col produttore Aurelio De Laurentis per cinque pellicole, di cui quattro natalizie, da far uscire tra il 2013 e il 2016.
Seppellito il Cinepanettone, Luca e Paolo dovranno aprirsi una via all’interno di un terreno accidentato e molto affollato. Ma le idee sono chiare e il lavoro è già avviato: la direzione è quella della commedia romantica cucita con garbo e ironia.
Di questo, e di molto altro ancora, hanno parlato a lungo solo per FILM DOC.

A che punto è la commedia italiana e, soprattutto, quale sarà il vostro apporto?
Luca. In questo momento è difficile capirci qualcosa: c’è uno spostamento dei gusti degli spettatori, per cui quello che un tempo funzionava ora fatica, non ci sono più storie o volti “sicuri”. Penso che sia necessario un rinnovamento, anche correndo il rischio di commettere errori.
Paolo. Credo che oggi ci siano molte possibilità per gli sceneggiatori giovani, se si trovano produttori interessati a investire su di loro. Mi piacerebbe che noi ci collocassimo come protagonisti di una delle prossime commedie scritte dalle nuove leve. Comunque, come è già successo per il teatro e la tv, collaboreremo alla parte ideativa, ai soggetti e ai testi: non parteciperemo al progetto solo come attori.

Perché il Cinepanettone non funziona più?
Luca. Perché il pubblico giovane si è allontanato, ha scelto altri tipi di film, come I soliti idioti. Noi seguiremo la strada di E allora mambo! e Immaturi: la commedia romantica bilanciata dall’ironia e dal sarcasmo, che sono il nostro tratto distintivo.
Paolo. Ormai il termine “Cinepanettone” si usa in modo abbastanza generalizzato, come se tutte le commedie che escono in periodo natalizio fossero sinonimo di bassa qualità. Io sono per il buon cinema in ogni momento dell’anno, Natale compreso, e credo che il pubblico la pensi esattamente come me. Detto questo, noi ci orienteremo verso un tipo di commedia ironica e garbata, che abbia l’amaro e il dolce come nella vita vera. In questo senso il nostro modello è la commedia italiana degli anni ’50. Ma anche quella inglese contemporanea, dove i personaggi non sono solo dei clown, si confrontano anche con parti d’ombra.

De Laurentis ha mandato in soffitta un’intera squadra e l’ha sostituita con voi, le attese sono sicuramente alte: vi sentite sotto pressione?
Luca. Il nostro è un mestiere in cui tutto dipende da ciò che gli altri pensano di te, quindi si vive costantemente sotto pressione. Non credo di aver mandato in pensione nessuno: nella storia del cinema ci sono sempre stati corsi e ricorsi. Sicuramente sento un certo peso addosso, perché mi è capitato di leggere critiche al film che faremo con De Laurentis prima di avere io stesso tra le mani il copione!
Paolo. Cerco di vederla in positivo: è qualcosa di nuovo che nasce. Penso che i comici della “vecchia squadra” avranno la forza di capire che anche per loro potrà iniziare un nuovo ciclo. L’importante per noi ora è stare a cavallo e fare un bel numero a ostacoli. Ci stiamo già lavorando, le idee circolano.

La vostra attività nel cinema ha incluso anche il doppiaggio.
Luca. E’ stato molto divertente, ma ha riguardato solo pochi cartoon. Non doppierei mai un attore: mi piace guardare i film in lingua originale per capire come recitano.
Paolo. La penso esattamente come Luca. Mi sono abituato a guardare i film non doppiati e li apprezzo molto di più. Senza nulla togliere alla bravura dei nostri doppiatori, penso che in questo senso in Italia ci sia una situazione anomala rispetto al resto del mondo, dove i film in lingua originale sono la regola.

Tognazzi/Vianello e Lemmon/Matthau: a quale di queste coppie comiche vi sentite più vicini?
Luca. Vianello/Tognazzi mi piace come paragone, perché non erano una coppia comica nel senso classico del termine: erano due attori che lavoravano insieme. Paolo ed io non veniamo dal cabaret, siamo due attori prestati a quello che facciamo di volta in volta.
Paolo. Invece io, se parliamo in particolare di cinema, mi sento più vicino alla coppia Lemmon/Matthau, o almeno mi piacerebbe assomigliargli. Perché erano due grandi attori, molto efficaci quando recitavano insieme. Tognazzi e Vianello appartengono a un immaginario più televisivo.

Cinema, tv, teatro. E poi?
Luca. Il Centro di Formazione Artistica, il mio sogno diventato realtà. L’ho avviato e ora sta crescendo da solo, soprattutto grazie al direttore, Lisa Galantini, e ai miei genitori, che sono dei veri tuttofare. Presto mi piacerebbe allargare questa esperienza a Milano, anche perché se una cosa funziona a Genova, può funzionare ovunque (ride, N.d.r.). Spesso devo combattere contro il luogo comune che il mio non è un mestiere, mentre nel resto del mondo è una professione che richiede scuole, insegnanti specializzati e curricola di tutto rispetto. Solo in Italia spesso basta essere il più simpatico della festa per finire al cinema o a teatro, e i risultati sono evidenti.
Paolo. La musica. Fa parte di me: ho studiato chitarra fin da piccolo e ora, dopo un periodo di pausa, sto riesplorando il terreno. Con nuove articolazioni: compongo intere partiture, mi cimento con il pianoforte e l’elettronica. In casa ho un piccolo studio di registrazione e uno dei primi lavori è stata la cover di Born to be alive, di Patrick Hernandez. L’ho riarrangiata, cantata e prodotta, ed è stata inserita nella colonna sonora di Immaturi.

Tra tutti i personaggi che avete interpretato, a chi siete più legati?
Luca. Sono tutti “piezz ‘e core”. Certo Kuzco di Le follie dell’imperatore l’ho amato in modo particolare. Pur essendo uno dei pochi personaggi che non è stato scritto apposta per me, mi assomiglia molto.
Paolo. Paolo Bitta di Camera Café: un Fonzie del 2000 che ha fatto molta strada, gli voglio bene.

Vi immaginate un giorno come registi o produttori?
Luca. Mi immagino come regista teatrale, perché penso che a teatro si lavori più con le persone che con la macchina da presa, l’apporto attoriale è maggiormente valorizzato.
Paolo. Almeno una volta mi piacerebbe fare il produttore. Vorrei dare un’occasione a qualcuno che lavora nel mondo dell’immagine ed ha talento, ma è ancora sconosciuto.

Maria Francesca Genovese

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